Pensioni, come fare per aumentare i contributi previdenziali di 5 anni e far pagare il riscatto al datore di lavoro? Il quesito è spiegato dall’Agenzia delle entrate nella circolare emanata il 7 marzo 2024, documento nel quale vengono affrontate le questione della pace contributiva, dei fringe benefit e del bonus 15% riconosciuto ai lavoratori del settore del turismo per le ore di straordinario e notturno.

La misura presa in esame dall’Agenzia delle entrate, in materia di pensioni, è la nuova pace contributiva, il meccanismo cioè che consente di recuperare fino a cinque anni di contributi per periodi lavorativi mancanti di contribuzione.

La misura, disciplinata dalla legge di Bilancio 2024, va a favore dei lavoratori del sistema contributivo puro, ovvero dei lavoratori che abbiano iniziato a versare all’Inps dopo il 31 dicembre 1995. L’onere di pagare i contributi volontari, tuttavia, può ricadere sul datore di lavoro presso il quale il contribuente sia dipendente mediante il meccanismo dei premi di produzione.

Pensioni, come aumentare i contributi di 5 anni e far pagare il riscatto al datore di lavoro?

Arrivano nuove indicazioni dall’Agenzia delle entrate sul meccanismo della pace contributiva al fine di aumentare i versamenti in vista della futura pensione. L’istituto, al quale i contribuenti possono aderire sia nel 2024 che nel 2025, prevede il versamento all’Inps di contributi per i periodi lavorativi che ne siano privi (i cosiddetti “buchi contributivi”), purché nel limite di cinque anni.

Ammessi a questo istituto sono i lavoratori del sistema contributivo puro, ovvero quelli che hanno iniziato a lavorare (e a versare contributi) a partire dal 1° gennaio 1996. Per i lavoratori del sistema misto (entro il 31 dicembre 1995) è prevista la possibilità di pagare contributi fino a cinque anni purché si abbiano versamenti nella Gestione separata dell’Inps. Ecco, in questi casi, cosa fare per recuperare anni di contribuzione.

Pensioni aumentare contributi con la pace contributiva 2024: costo sui premi di produzione

Nel caso dei lavoratori del sistema contributivo puro, i versamenti possono essere aumentati fino a 5 anni per buchi lavorativi precedenti con onere a carico del datore di lavoro. Lo spiega l’Agenzia delle entrate nella circolare numero 5 del 7 marzo 2024, documento nel quale si chiarisce che l’onere può essere sostenuto dai datori di lavoro, in sostituzione di quanto spettante ai lavoratori alle dipendenze a titolo di premio di produzione.

Dunque, il premio finisce tra i versamenti dell’Inps a copertura del riscatto degli anni di contribuzione fino a un massimo di cinque. A tal proposito, si osserva che la normativa prevista all’interno della Manovra 2024 non è sempre di facile attuazione, ragione per la quale si debba desumere l’opzione da esercitarsi anche da vecchie normative. Arrivano in soccorso, perciò, i commi dal 184 al 189 della legge 208 del 2015 (legge di Stabilità 2016), che riprendono le possibilità concesse di utilizzo del premio di detassazione a favore del riscatto dei contributi.

Può essere di aiuto, in particolare, la circolare dell’Istituto di previdenza numero 106 del 2019 in attuazione della precedente pace contributiva per i tre anni dal 2019 al 2021, agevolazione prevista dal decreto legge numero 4 del 2019, il provvedimento che aveva istituito la quota 100 e altre misure previdenziali e assistenziali.

Contributi Inps con pace contributiva 2024-2025: perché conviene?

L’attuale pace contributiva può essere vantata fino al 31 dicembre 2025 e consente di riscattare periodi di vuoto contributivo per un totale di 5 anni, anche non consecutivi, riguardanti gli anni precedenti al 2024. I cinque anni devono essere compresi tra l’anno del primo accredito di contributi (post 31 dicembre 1995) e quello dell’ultimo contributo accreditato. In totale si possono riscattare fino a 10 anni di buchi contributivi, ricorrendone le condizioni.

Con il versamento da parte dei datori di lavoro degli oneri relativi al riscatto dei contributi a favore dei dipendenti, l’Agenzia delle entrate chiarisce che, per i pagatori, si può ricorrere alla deducibilità di quanto versato. Gli oneri pagati, inoltre, non concorrono a formare il reddito del lavoratore dipendente perché inquadrati tra i versamenti obbligatori previsti dalla lettera a), del comma 2, dell’articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi.