Le manifestazioni transfemministe e contro la violenza di genere, negli ultimi anni, hanno ampliato la propria ragion d’essere cercando di far vedere che molte delle difficoltà e delle storture che le donne (anzi, tutti) affrontano nella società riguardano la stessa struttura neocapitalista della nostra economia.
Ne sono un esempio gli insegnanti, che alla manifestazione per l’8 marzo di oggi a Roma sono passati davanti al Ministero dell’Istruzione. Molti di loro chiedono salari adeguati al costo della vita, ma soprattutto che vengano sbloccate le graduatorie, in modo da poter iniziare tutte le pratiche necessarie a lavorare.
Manifestazione 8 marzo 2024, l’allarme lanciato dalle insegnanti: “Serve un nuovo contratto”
La partecipazione al corteo transfemminista di oggi a Roma ha fatto vedere come, ancora una volta, tante persone sentano l’urgenza di urlare al mondo la propria insoddisfazione e rabbia nei confronti di una società che mercifica il corpo (specialmente quello femminile) e che pone al primo posto la sua oggettificazione.
Non si sono segnalati particolari incidenti, se si escludono cori contro Beppe Grillo e Matteo Salvini. Alcuni hanno imbrattato dei manifesti fatti affiggere dall’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi, probabilmente non concordando con il messaggio da questa lanciato.
La manifestazione di oggi è stata anche l’occasione per molte docenti di criticare il lassismo e l’immobilismo da parte del Ministero dell’Istruzione, che da anni non sbloccano le graduatorie e non permettono di lavorare con dignità e serenità.
Al grido di “siamo noi, siamo noi, il settore educativo siamo noi! Non molliamo mai fino a quando non finisce questa mattanza!”, insegnanti ed educatori hanno protestato senza generare alcun momento di tensione con le Forze dell’Ordine schierate alle loro spalle.
“Rivendichiamo il diritto all’assunzione”
Un’insegnante ai microfoni di Tag24 ha spiegato con più chiarezza i motivi della propria protesta:
“Noi siamo qui in protesta per rivendicare il diritto all’assunzione. Rappresentiamo il precariato storico, siamo educatrici ed insegnanti della scuola dell’infanzia del Comune di Roma: abbiamo lavorato per anni in condizioni molto difficili, anche con contratti giornalieri, il che significa che venivamo assunte e licenziate nello stesso giorno. Siamo arrivati nel 2019, anno in cui abbiamo espletato e vinto un concorso ma le graduatorie uniche non sono state rinnovate”.
Le richieste vertono attorno alla proroga della graduatoria nazionale e quella delle scuole elementari di Roma, considerato che molte delle persone che protestano sono della Capitale:
“Ancora non abbiamo ricevuto risposta: c’è stata una lieve apertura da parte del ministro della Pubblica Amministrazione, però dobbiamo verificare effettivamente in come si traduce quest’apertura se veramente sarà finalizzata non solo a prorogare la graduatoria ma ad assumerci tutti attraverso finanziamenti speciali“.