“La monarchia britannica non sta passando nessun momento di crisi”, così in un’intervista a Tag24, Guglielmo de Giovanni Centelles, accademico Pontificio di Belle Arti e Lettere e professore straordinario di Storia del Mediterraneo all’Università Suor Orsola Benincasa.
Da quando è stata annunciata la malattia di Re Carlo III, il futuro della monarchia britannica è diventato di nuovo un argomento di discussione così come lo è il ruolo della Regina Consorte Camilla Parker Bowles durante la cura del Re. Resta, inoltre, confusione riguardo al periodo successivo all’intervento all’addome della principessa del Galles, Kate Middleton. Dopo le speculazioni sulla sua salute ci si aspetta che torni agli incarichi ufficiali a partire dal mese di giugno.
L’intervista al Duca Guglielmo de Giovanni Centelles sulla monarchia britannica
Il Duca Guglielmo de Giovanni Centelles, che ha rapporti anche con le casate regnanti più importanti d’Europa compresa quella britannica, ha parlato della situazione a Buckingham Palace e non solo.
D: È stata annunciata la malattia di Re Carlo. Oggi la monarchia britannica è in difficoltà?
R: Esiste una vasta campagna di disinformazione ostile, in tutto il mondo, verso ciò che non è il vento prevalente, verso tutto ciò che non è allineato. Una monarchia come quella inglese, certamente, non è coerente con questo mainstream, con il globalismo finanziario di rapina, per dirla come sua Santità Francesco il Santo Padre Vescovo di Roma. Questa monarchia esercita un forte potere indipendente per garantire la sua visione dell’Inghilterra. Questa idea di attaccare, mediante la disinformazione, il disallineamento si esercita verso tutto.
Oggi facciamo passare per pace la guerra, cioè facciamo passare l’ingiustizia per giustizia, la compressione degli spazi di libertà, cioè la servitù, per libertà. Tanto più è evidente un disallineamento, tanto più questo viene travolto e oscurato da una campagna di informazione.
La monarchia non sta passando nessun momento di crisi. Il Monarca, tanto più quello della prima delle monarchie del mondo, che è quella inglese, interpreta e rappresenta, non solo la popolazione vivente, ma la continuità della storia. Una monarchia, in quanto vitale, è fatta di uomini che nascono, crescono, vivono e muoiono.
I membri della dinastia, di cui l’ultima rappresentante sul trono d’Inghilterra è stata Elisabetta II, sono storicamente estremamente longevi. È uno dei DNA con il maggiore tasso di 90enni al mondo, tuttavia, è possibile che il sovrano debba fare i conti con una vita che potrebbe terminare entro 2-3 anni. Questo, però, non comporta che ci debba essere necessariamente una crisi.
Il congedo della Regina Consorte
D: Camilla ha annunciato la necessità di prendersi una vacanza per affrontare la sua stanchezza. Può essere letto come un segnale di debolezza?
R: Un allontanamento della Regina consorte non comporta una crisi. La fatica di un’incoronazione in tarda età, di un coordinamento, di un avvio di un nuovo Regno e il doversi preparare alla trasmissione di questo al futuro Re William, comporta una grande stress anche fisico. Non è che lei si sia allontanata, ha dovuto prendere un periodo di congedo dalle attività pubbliche, perché una donna che ha passato il 75 anni non può fare quindici incontri in un giorno. La Regina è molto vicina al Re e naturalmente si concentra su di lui e non sugli impegni pubblici.
La malattia di Re Carlo III
D: Cosa ne pensa dell’annuncio della malattia di Re Carlo? Era ormai un momento molto avanzato e quindi secondo i protocolli doveva essere annunciato?
R: La monarchia inglese è sempre stata una delle più riservate del mondo. Finché c’era Elisabetta le comunicazioni, in realtà, erano tenute dal marito che era molto rigido. Ora, invece, si prova a comunicare di più con la popolazione. Anche il Papa lo fa, prima non veniva fatto. È evidente, tranne che a questa stampa speculativa e senza troppo fondamento, che la malattia del Re era già precedente all’incoronazione. Si diceva che aveva le mani gonfie, che era stato punto da una vespa, ecc… Quelle cose, per chiunque avesse un minimo di esperienza per fare il commentatore, erano un’evidenza della reazione al cortisone.
Il Re ha preferito fare l’incoronazione, che garantiva una transizione, sapendo che poteva essere possibile, anche se tutti gli auguriamo di guarire, portare avanti due o tre anni di Regno.
Ricordiamoci che è stata rinviata l’incoronazione abbastanza a lungo. Non si è fatta nei primi sei mesi proprio per capire se ci fosse la possibilità che il Re potesse garantire ancora del tempo al servizio della nazione. Si è preferito evidentemente proseguire, ma che fosse malato si capiva anche dalle fotografie del discorso che fece in Parlamento. Aveva le mani grandi il doppio, molto gonfie e quello è l’effetto dei farmaci.
La convalescenza della principessa del Galles
D: È stato annunciato che Kate, la principessa del Galles, tornerà a svolgere il suo servizio dal mese di giugno. Come mai si è presa tutto questo tempo? Crede che tornerà realmente a giugno? La comunicazione su questo è stata molto incerta.
R: La principessa ha avuto una grave operazione e quello è il tempo assolutamente necessario per una ripresa. Ma comunque, il ruolo di una Monarchia, per la verità, non è presiedere degli enti o partecipare a degli eventi formali. La monarchia deve capeggiare le Forze Armate, dare l’indirizzo al governo e alla popolazione. Questo ruolo è adempiuto da sua maestà Carlo III che rappresenta la continuità nel tempo dell’Inghilterra.
L’avvicendamento al trono
D: Come pensa che sarà il momento subito successivo alla morte del Re? Ricordiamo che dopo la scomparsa della Regina Elisabetta ci sono state proteste contro la monarchia.
R: Le proteste contro la monarchia sono come le proteste contro i governanti che non piacciono al globalismo finanziario di rapina.
Noi abbiamo pensato al lunghissimo regno di Elisabetta come pensiamo dei nostri nonni quando raggiungono i 90-100 anni, cioè che durino in eterno. In effetti Elisabetta aveva assunto il trono nel 1952. Poteva sembrare che dovesse durare per sempre ma non poteva essere così. La situazione nella monarchia inglese è solidissima. A Carlo III non succederà un bambino di 5 anni, succederà un uomo che oggi ha 41 anni, che ha una profonda conoscenza del diritto costituzionale. È un uomo adulto, non un ragazzo, come non è una ragazza la moglie. Noi la trattiamo come se avesse vent’anni.
Il decesso del Re, quindi, non rappresenta un problema. Noi vediamo come un’alterità qualunque cosa che sia diversa dal mainstream, dal vento prevalente, ed è per questo che le monarchie vengono attaccate. Ma le monarchie, soprattutto quelle europee nordiche, ma anche la monarchia del Giappone, rappresentano quanto di meglio e quanto vi è di più avanzato nell’ambito della tutela dei diritti umani e di un buon governo. Le zone più ricche d’Europa sono a guida monarchica.