Chi era Noemi Durini e perché è stata uccisa? Sono in tanti a chiederselo dopo essere venuti a conoscenza della notizia (poi smentita) della semilibertà accordata al fidanzato Lucio Marzo, reo confesso del suo omicidio. Per raccontare la sua storia dobbiamo fare un passo indietro.
Chi era Noemi Durini? La storia della 16enne uccisa dal fidanzato nel Leccese
Tutto inizia il 3 settembre del 2017. Noemi Durini ha appena 16 anni e insieme alla sua famiglia vive nel piccolo comune di Specchia, nel Leccese, quando, all’improvviso, scompare nel nulla. I suoi genitori sono preoccupati e, a tre giorni dal suo ultimo avvistamento, quando sono ormai certi che non si sia allontanata volontariamente come aveva fatto altre volte, chiedono alle autorità di cercarla.
Della ragazza sembrano essersi perse le tracce. Poi, il 13 settembre, 10 giorni dopo la sua scomparsa, arriva la svolta: il giovane che la 16enne frequentava, di nome Lucio Marzo, messo alle strette, confessa di averla uccisa, indicando ai carabinieri il luogo in cui ha nascosto il suo corpo, nelle campagne di San Giuseppe di Castrignano del Capo, vicino a Santa Maria di Leuca.
Arrestato, ammette di averla colpita con un sasso. L’autopsia stabilisce però che è stata prima picchiata a mani nude, poi accoltellata alla nuca e infine sepolta viva sotto a un muretto a secco, morendo per asfissia. Il padre di Lucio viene iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di concorso di occultamento di cadavere: si pensa che possa aver aiutato il figlio a nascondere il corpo della vittima perché da tempo si era schierato apertamente contro di lei, accusandola anche dei ripetuti Tso a cui Lucio era stato sottoposto.
Si tratta di un’accusa infondata e infatti, poco dopo, l’uomo viene scagionato. Il figlio finisce, invece, in carcere: il giorno successivo al suo arresto, mentre gli agenti della polizia penitenziaria lo scortano verso l’auto che dovrà portarlo in caserma per un nuovo interrogatorio, rischia il linciaggio da parte degli astanti. Poi fa luce sul movente: sostiene di aver ucciso la fidanzata perché lei voleva convincerlo ad uccidere insieme i suoi genitori, che non accettavano la loro relazione “morbosa”.
La confessione di Lucio Marzo: perché Noemi Durini è stata uccisa
All’inizio del 2018 Marzo ritratta, tuttavia, la sua prima versione dei fatti e in una lettera indirizzata agli inquirenti dal carcere scrive che ad uccidere Noemi è stato un altro, un meccanico 49enne di Patù, in Salento. Ad aprile i carabinieri del Ris lo smentiscono, trovando tracce del suo Dna sotto a un’unghia della vittima.
Al termine delle indagini è l’unico indagato e viene rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla crudeltà e di occultamento di cadavere. Sceglie il rito abbreviato. Il 4 ottobre del 2018 il tribunale per i minori di Lecce lo condanna a 18 anni e 8 mesi di reclusione. Condanna che nel 2019 è diventata definitiva.
Gli ultimi sviluppi della vicenda
Da allora Marzo è recluso, ma i familiari di Noemi non si sono mai dati pace. “Sono sconcertata”, ha dichiarato la madre della 16enne dopo aver appreso la notizia (poi smentita) della semilibertà accordata al ragazzo per andare a lavorare fuori dal carcere per la seconda volta. Ad agosto gli era stata concessa ed era stato fermato ubriaco alla guida di un’auto in violazione delle disposizioni del magistrato di sorveglianza. Si era detto che in seguito alla vicenda Marzo era stato trasferito nel carcere Bancali di Sassari, ma sembra che si trovi a Bollate.