I BRICS stanno lavorando allo sviluppo di un sistema di transazioni basato sulla blockchain, quindi su asset digitali. Il piano rientra in una strategia tesa a rendere centrale il loro ruolo all’interno del sistema monetario internazionale. A riportare la notizia è stata l’agenzia di stampa TASS.
L’associazione formata da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica sembra quindi sempre più impegnata a sganciarsi dal dollaro, con le implicazioni di geopolitica che ne conseguono. Il tutto mentre gli Stati Uniti sembrano sempre più lontani dall’ipotesi di un dollaro digitale. Ipotesi invisa a Donald Trump, che si staglia come grande favorito in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Un sistema di pagamento indipendente è fondamentale per i BRICS
Un sistema di pagamento indipendente dal dollaro è cruciale per i BRICS. A ricordarlo è stato, Yury Ushakov, assistente del Cremlino, nelle pieghe di un’intervista concessa alla TASS. Un sistema destinato a fondarsi sulla tecnologia blockchain e sulla crittografia.
Proprio la tecnologia alla base delle criptovalute sarebbe la risposta alle esigenze di governi, imprese e cittadini. In particolare, un sistema fondato su asset virtuali sarebbe in grado di impedire interferenze politiche ed essere conveniente in termini di costi.
Un proposito che farebbe parte dell’agenda annuale dei BRICS, intenzionati ad assumere un ruolo di sempre maggior rilievo nel sistema monetario globale. Un sistema al momento dominato dal dollaro, nonostante il calo di influenza fatto registrare nel corso degli ultimi anni.
La dedollarizzazione passa anche dalle criptovalute
La direzione assunta dai BRICS è abbastanza chiara: accelerare la dedollarizzazione, impedendo in tal modo agli Stati Uniti di usare la sua valuta come mezzo di pressione. Una prospettiva che sembra fatta apposta per accelerare l’iscrizione al gruppo di altri Paesi emergenti.
Dopo Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran, entrati all’inizio dell’anno, molti altri sembrano pronti a sganciarsi dall’influenza di Stati Uniti e alleati. Avere uno strumento di pagamento diverso da un dollaro usato come randello da Washington è indubbiamente un argomento molto convincente, come si può notare dalle nuove entrate.
La settimana scorsa, un rapporto della TASS ha rivelato che il Ministero delle Finanze russo, la Banca di Russia e i partner BRICS stanno collaborando per l’avanzamento della progettazione di una piattaforma di pagamento multisided BRICS Bridge. I lavori sono quindi già partiti e potrebbero presto mutare il quadro geopolitico internazionale.
Gli asset virtuali si avviano verso l’adozione globale?
Quanto sta accadendo sembra la conferma di un forte aumento di popolarità delle criptovalute, a livello globale. Un trend ormai evidente, testimoniato dalla comunicazione di Klaas Knot, presidente del Financial Stability Board, ai ministri delle finanze del G20, in cui affermava senza mezzi termini come asset digitali e AI restino prioritari nel contesto del sistema finanziario globale.
Mentre la Russia ha affermato di essere pronta a utilizzare CBDC nel preciso intento di agevolare il commercio tra BRICS. Un proposito confermato dal ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, durante un’intervista a Sputnik. Il sistema che ne conseguirà è destinato ad attenuare l’attuale frammentazione del sistema finanziario internazionale.
Proprio la Russia, per ovvi motivi, si sta dimostrando estremamente dinamica nella ricerca di nuovi equilibri monetari internazionali. Unendosi alla Cina, che dal canto suo ha già lanciato lo yuan digitale, che è visto con grande interesse dalla stessa Russia. Un interesse concomitante ai lavori sul rublo virtuale, che vede la partecipazione di 30 istituzioni finanziarie nazionali.
Proprio Pechino, inoltre, sta esplorando un’altra per i regolamenti internazionali, Mbridge. Grazie ad esso sarebbe possibile collegare le economie di Cina, Hong Kong, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti con un circuito di pagamento CBDC comune.
Il tutto mentre negli Stati Uniti continua la polemica sul dollaro digitale da parte di Trump e repubblicani. Gli stessi che affermano di preferire il dollaro reale, proprio per la sua influenza. Un’influenza che, però, rischia di crollare nei prossimi anni.