Le dimissioni costituiscono una decisione cruciale nella vita professionale di un individuo. Quando si opta per lasciare un lavoro, è essenziale avere una chiara comprensione dei propri diritti.

Cosa mi spetta se mi dimetto?

Al dipendente che presenta le dimissioni spettano automaticamente le competenze accumulate durante il rapporto di lavoro, ma ciò dipende dalla natura specifica delle dimissioni.

Tra le competenze che il lavoratore può richiedere, troviamo il TFR (Trattamento di Fine Rapporto), i ratei delle tredicesima e quattordicesima mensilità (quando dovute), le ferie e i permessi non goduti. Inoltre, potrebbe essere incluso anche il diritto all’indennità di disoccupazione (NASPI) in caso di dimissioni per giusta causa.

Quanti giorni di preavviso se mi dimetto?

Quando le dimissioni non sono motivate da una giusta causa o non avvengono in un periodo protetto per la maternità, il dipendente è tenuto a fornire all’azienda un preavviso minimo, il cui periodo è stabilito dal contratto collettivo applicato nel caso specifico.

Il preavviso rappresenta il lasso di tempo che il lavoratore deve comunicare al datore di lavoro prima di lasciare il lavoro. La sua durata varia in base al contratto di lavoro e alle leggi del paese in cui si lavora, solitamente oscillando tra 15 e 30 giorni. In alcuni casi, il lavoratore potrebbe essere esonerato dal preavviso, ma è necessario concordare tale decisione con il datore di lavoro.

Quanto mi spetta di TFR?

Il TFR, noto anche come trattamento di fine rapporto o liquidazione, è un diritto che spetta al termine del rapporto di lavoro, a meno che il lavoratore non scelga di destinare tale importo a un fondo di previdenza complementare o non richieda anticipazioni.

Il calcolo del TFR si basa sulla divisione del totale della retribuzione annuale del lavoratore per 13,5, con la sottrazione dello 0,5% dell’imponibile per sostenere il fondo di garanzia dell’INPS. Ogni anno, si accumulano 12 ratei di TFR. L’importo accantonato viene rivalutato annualmente, includendo un tasso di incremento dell’1,5% e il 75% del tasso di inflazione.

Se l’organico aziendale è inferiore a 50 unità, il dipendente può decidere se lasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo di previdenza complementare. Quando l’organico supera le 50 unità, il dipendente non può lasciare il TFR in azienda.

Mi spettano i ratei di tredicesima e quattordicesima?

Il dipendente che decide di dimettersi ha diritto ai ratei residui delle mensilità aggiuntive, come la tredicesima e, nei casi previsti, la quattordicesima.

Le mensilità aggiuntive maturano mensilmente, calcolate su 1/12 dell’importo degli elementi fissi e continuativi della retribuzione, escludendo straordinari e premi occasionali. Questi importi solitamente vengono pagati annualmente.

La tredicesima viene calcolata sulla base dello stipendio ordinario e non matura nei casi di astensione per malattia del figlio, aspettativa non retribuita, assenza per permessi non retribuiti o assenza per malattia oltre il periodo di comporto. Tuttavia, ai dipendenti con contratto part-time orizzontale, i ratei di mensilità aggiuntiva maturano regolarmente. Nel caso di contratti part-time verticale o misto, si conta una mensilità intera solo se vengono lavorate almeno 15 giornate.

La quattordicesima, generalmente erogata con la mensilità di giugno, non è prevista per tutti i lavoratori ma solo quando prevista dal contratto collettivo (settore terziario, commercio e turismo). Non matura durante il congedo parentale.

Se mi dimetto mi vengono pagate le ferie?

In caso di giorni di ferie o permessi non utilizzati, il lavoratore ha diritto al pagamento corrispondente.

Se mi dimetto ho diritto alla Naspi?

Chi si dimette, potrebbe avere diritto all’assegno di disoccupazione (Naspi) a condizione di aver contribuito al sistema di previdenza sociale per un periodo specifico e a condizione che le dimissioni siano per giusta causa.

I casi in cui ricorre la giusta causa di dimissioni sono:

  • Mancato o ritardato pagamento della retribuzione;
  • Omesso versamento dei contributi;
  • Comportamento ingiurioso del superiore gerarchico;
  • Pretesa da parte del datore di lavoro di prestazioni illecite;
  • Molestie sessuali perpetrate dal datore di lavoro;
  • Significativo svuotamento del numero e del contenuto delle mansioni, tale da determinare un pregiudizio al bagaglio professionale del lavoratore;
  • Mobbing;
  • Imposizione al lavoratore che ha scelto di lavorare durante il preavviso, di godere le ferie residue con sovrapposizione di queste al periodo di preavviso.