È stata condannata a 9 anni, 9 mesi e 9 giorni di reclusione Laura Di Dio, la 31enne originaria di Pietraparzia che il 4 febbraio 2023 uccise a coltellate la suocera Margherita Margani nella sua abitazione in provincia di Enna. I giudici le hanno riconosciuto le attenuanti generiche, ritenendole prevalenti rispetto all’aggravante del vincolo affettivo che la legava alla vittima.
Laura Di Dio condannata a 9 anni e 9 mesi di reclusione per l’omicidio di Margherita Margani
“Siamo soddisfatti”, hanno dichiarato gli avvocati Salvatore Timpanaro e Antonio Impellizzeri, che difendono la 31enne Laura Di Dio, dopo la lettura della sentenza con cui la donna è stata condannata a 9 anni, 9 mesi e 9 giorni di carcere contro i 18 chiesti dall’accusa.
Il 4 febbraio 2023 uccise a coltellate la suocera Margherita Margani, di 62 anni, all’interno della sua abitazione di Pietraparzia, in provincia di Enna. Una volta fermata sostenne di aver agito per “legittima difesa”, perché la madre del marito l’aveva aggredita.
Poi disse di averla colpita per prima, senza però specificare il movente. “Ci odiavamo“, rivelò a un certo punto agli inquirenti, sostenendo che la donna fosse “troppo invadente” nella vita dei nipoti, i suoi figli, e che volesse sempre avere voce in capitolo sulla loro educazione.
Nel corso del processo con rito abbreviato che si è svolto ad Enna è stata riconosciuta seminferma di mente: dopo il delitto si mise a cavalcioni sul cadavere della vittima e si fumò una sigaretta. Il marito, Francesco Arnone, le è sempre rimasto accanto.
“Amo mia moglie, la tragedia di oggi non c’entra nulla con quanto successo qualche anno con mio fratello”, dichiarò negli attimi immediatamente successivi all’omicidio della madre ai microfoni dei giornalisti, facendo riferimento a quando, nel 2018, uno dei due fratelli, Christian, era intervenuto per difendere la cognata Laura, maltrattata dal marito mentre era incinta. Lo riporta l’Ansa in un articolo del 2023.
Soddisfatte anche le parti civili
Si erano costituiti parte civile nel processo il marito della vittima, Piero Arnone, e alcuni dei figli, che si sono detti “complessivamente soddisfatti” per l’esito del processo. Laura Di Dio dovrà versare loro una provvisionale di 130 mila euro ed è stata inoltre interdetta perpetuamente dai pubblici uffici. Dopo aver scontato la pena dovrà trascorrere almeno tre anni in una struttura di sicurezza, una Rems.
Il caso di Alessandria
Laura Di Dio uccise la suocera perché la stessa “la perseguitava”; lo scorso settembre l’ingegnere Martino Benzi, di Alessandria, ha accoltellato la sua – dopo aver ucciso la moglie e il figlio – perché aveva accumulato degli ingenti debiti con il fisco e non voleva che la sua situazione pesasse sulla famiglia.
Entrambi i casi hanno scosso l’opinione pubblica, come quello di Giampaolo Amato, che ieri, 6 marzo, è finito davanti alla Corte d’Assise di Bologna: l’uomo, ex medico della Virtus, è accusato di aver ucciso la moglie Isabella Linsalata e la suocera Giulia Tateo ad appena tre settimane di distanza l’una dall’altra somministrando loro un mix di farmaci sottratti all’ospedale per cui lavorava.
Il movente? Voleva entrare in possesso delle loro eredità e costruirsi una nuova vita insieme all’amante, una donna di trent’anni più giovane che da un po’ di tempo frequentava, secondo la Procura. Lui fin dall’inizio si proclama innocente.
Il processo a suo carico si prevede complesso e fin dalla prima udienza è stato seguitissimo. “Voglio la verità”, ha dichiarato la cognata, dai cui sospetti partirono le indagini che alla fine hanno portato l’uomo in un’aula di tribunale.