Attualmente, la principale alternativa previdenziale consiste nella pensione di vecchiaia, fruibile a partire dai 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi versati.

Tuttavia, il nostro sistema consente di abbandonare anticipatamente il mondo lavorativo mediante diverse forme di pensione anticipata.

Quanto si prende di pensione con 39 anni di contributi?

In merito alla somma pensionistica ottenibile con 39 anni di contributi, è opportuno esaminare le possibilità di uscita dal mondo del lavoro con tale anzianità contributiva.

Innanzitutto, con 39 anni di contributi e 67 anni di età, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia. Tuttavia, sono disponibili anche opzioni di pensionamento anticipato.

Ad esempio, è fattibile optare per la Quota 102 (richiedente 64 anni di età e 38 anni di contributi) o per l’Ape Sociale (necessitante di 30-36 anni di contributi) per chi rientra nelle categorie indicate dallo Stato (come caregiver, invalidi civili al 74%, disoccupati o lavoratori gravosi).

Vi è anche un’opzione su misura per le donne lavoratrici, denominata Opzione Donna, che consente di andare in pensione con 35 anni di contributi a 58 anni (per dipendenti) o 59 anni (per autonome).

Al contrario, non è permesso accedere alla pensione anticipata ordinaria, richiedente un accumulo di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne. Inoltre, la Quota 41 per lavoratori precoci (41 anni di contributi, di cui almeno uno versato prima dei 19 anni, per specifiche categorie di lavoratori) è altresì inaccessibile.

In sintesi, le alternative sono numerose, ma la scelta dipende chiaramente dall’età anagrafica. Ad esempio, valutando gli assegni, l’Opzione Donna appare piuttosto svantaggiosa e poco raccomandata rispetto alla pensione anticipata ordinaria.

Ma qual è l importo della pensione con 39 anni di contributi? Questo dipende, come accennato, dall’età, dal reddito annuo e dalla modalità di calcolo impiegata.

Sistema misto

Ad esempio, supponiamo un lavoratore di 64 anni con uno stipendio di 35.000 euro lordi all’anno. Con il sistema misto, percepirebbe un assegno mensile di quasi 1.700 euro lordi, corrispondenti a circa 1.400 euro netti.

Sistema contributivo

Nel caso del sistema contributivo, che è notoriamente più svantaggioso, in condizioni paritarie riceverebbe una pensione lorda inferiore a 1.350 euro al mese.

Consideriamo ora un altro scenario: un dipendente di 67 anni con un reddito annuo di 25.000 euro e 39 anni di contributi. A questa età e con tale esperienza contributiva, potrebbe accedere alla pensione di vecchiaia, ma non alla pensione anticipata ordinaria.

Con un calcolo approssimativo, si stima che questo lavoratore andrà in pensione con un assegno di poco meno di 1.100 euro netti al mese, rispetto a un salario di poco più di 1.300 euro netti.

Se aumentassimo il reddito annuo a 30.000 euro lordi, l’importo della pensione salirebbe a quasi 1.300 euro netti al mese, confrontato con i quasi 1.600 euro netti di salario.

Al contrario, una diminuzione del reddito annuo a 20.000 euro avrebbe come conseguenza una sensibile riduzione dell’importo della pensione, scendendo a meno di 900 euro al mese, in confronto a poco meno di 1.100 euro netti di salario.