Ci sono diverse scuole di pensiero su come imparare durante il sonno. La ipnopedia è in fase di studio e ricerca, ma sono molti gli esperti a sostenere che durante il momento del sonno il cervello sia reattivo e si possano imparare tantissime cose in maniera “passiva”. Approfondiamo meglio l’argomento.

Ipnopedia: come imparare durante il sonno?

Nel vasto panorama della ricerca sul sonno e sull’apprendimento, l’ipnopedia ha suscitato un interesse considerevole. Ma cos’è esattamente l’ipnopedia e come può influenzare il processo di apprendimento mentre dormiamo? E come imparare durante il sonno? Andiamo per gradi.

Cos’è l’ipnopedia?

L’ipnopedia, anche conosciuta come apprendimento durante il sonno o apprendimento subliminale, è una tecnica che mira a impartire informazioni o apprendere nuove competenze durante il sonno. L’idea di base è che il cervello possa elaborare e memorizzare informazioni anche durante lo stato di sonno, consentendo così un apprendimento più efficiente e rapido.

Come funziona l’ipnopedia?

L’ipnopedia si basa sull’idea che il cervello umano sia in grado di elaborare informazioni uditive mentre si dorme, anche se in uno stato di coscienza ridotta. Durante il sonno, il cervello rimane in uno stato di attività, seppur ridotto rispetto allo stato di veglia. L’ipnopedia sfrutta questo stato per esporre l’individuo a informazioni specifiche attraverso registrazioni audio o altri stimoli sonori.

Le registrazioni audio utilizzate nell’ipnopedia di solito presentano informazioni educative o di apprendimento ripetute in modo ripetitivo e rilassante. Si ritiene che queste informazioni siano assimilate dal cervello durante il sonno, contribuendo così al processo di memorizzazione e apprendimento.

Ci sono dei falsi miti?

Nonostante l’interesse diffuso ci sono stati anche molti dubbi e falsi miti che circondano questa pratica. Uno dei principali miti è che possa consentire un apprendimento rapido e senza sforzo durante il sonno, sostituendo così il bisogno di studio e pratica attiva durante la veglia. Le prove scientifiche su questa idea sono ambigue e non del tutto conclusive.

Un altro falso mito è che possa essere utilizzata per apprendere qualsiasi tipo di informazione o competenza. In realtà, le capacità di apprendimento durante il sonno sono limitate e dipendono da una serie di fattori, tra cui la profondità del sonno, il tipo di informazioni presentate e la suscettibilità individuale.

Come applicare la tecnica mentre si dorme?

Per comprendere meglio l’applicazione pratica dell’ipnopedia, consideriamo un esempio. Immaginiamo un individuo che sta imparando una nuova lingua. Durante la giornata, si dedica allo studio attivo della lingua attraverso libri, lezioni e conversazioni. Durante la notte, ascolta una registrazione audio con frasi e vocaboli in quella lingua mentre dorme.

Questa persona utilizza il metodo come un complemento al suo studio attivo, esponendosi costantemente alla lingua target anche durante il sonno. Sebbene l’ipnopedia da sola non possa garantire la padronanza completa di una nuova lingua, può contribuire a rafforzare e consolidare le informazioni apprese durante la veglia.

Lo studio sul sonno che esclude la ipnopedia

Secondo una ricerca preliminare condotta presso l’Istituto di Neuroscienze Uni-Ulb in Belgio, la pratica dell’apprendimento durante il sonno potrebbe rivelarsi più complessa di quanto inizialmente ipotizzato. Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, coinvolgeva un gruppo di 26 partecipanti sottoposti a test sia durante la fase di sonno a onde lente, conosciuta come sonno non-REM, caratterizzata da un’attività cerebrale altamente sincronizzata, che durante lo stato di veglia.

I volontari sono stati esposti a una serie rapida di suoni, alcuni casuali e altri strutturati in modo tale da poter essere distintamente raggruppati in tre categorie separate. Durante il sonno, l’analisi dei dati cerebrali tramite la magnetoencefalografia ha rivelato che i partecipanti erano in grado di rilevare i singoli suoni, ma non presentavano alcuna evidenza di categorizzazione in gruppi distinti. Al contrario, durante lo stato di veglia, i partecipanti non hanno riscontrato difficoltà nell’eseguire questo compito.

Questi risultati hanno portato i ricercatori a concludere che, sebbene il cervello umano possa percepire i suoni durante il sonno, non sembra in grado di elaborare queste informazioni e trarne insegnamento. Questa scoperta solleva interrogativi sulle reali possibilità di apprendimento durante il sonno e sottolinea l’importanza di ulteriori ricerche per comprendere appieno le capacità cognitive durante questo stato di coscienza ridotta.