Mentre la Francia introduce il diritto di aborto nella propria Costituzione, la mente va anche alla storica decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti, risalente ormai a due anni fa, di annullare la sentenza Roe vs Wade cje ha portato a una significativa svolta nel diritto all’aborto. Questo cambio di rotta, dopo quasi mezzo secolo, ha lasciato agli stati americani la libertà di formulare le proprie leggi sull’aborto. Tale mossa ha innescato una serie di restrizioni in diverse giurisdizioni, con circa dieci stati che hanno immediatamente imposto divieti sull’interruzione volontaria della gravidanza, mentre altri hanno introdotto severe limitazioni. Questa azione ha sollevato un dibattito globale sul diritto delle donne all’autodeterminazione riproduttiva, evidenziando le disparità nell’accesso ai servizi di aborto sicuro e legale.

Diritto di aborto nella Costituzione: Francia pioniera in Europa

In risposta al tumulto normativo negli Stati Uniti, la Francia ha intrapreso una mossa storica, integrando il diritto all’aborto nella sua costituzione. Questo atto senza precedenti, accolto con entusiasmo dalla maggioranza dei deputati francesi, segna la Francia come il primo paese al mondo a sancire tale diritto a livello costituzionale. Nonostante le critiche da parte del Vaticano e dei gruppi anti-aborto, questo passo è visto come una forte affermazione dei diritti delle donne e un importante baluardo contro eventuali tentativi futuri di limitare l’accesso all’aborto.

Disparità legali e accesso all’aborto in Europa

L’Europa presenta un panorama variegato per quanto riguarda la legislazione sull’aborto. Mentre la maggior parte degli stati membri dell’UE consente l’interruzione volontaria di gravidanza sotto determinate condizioni, Malta emerge come un’eccezione notevole, con un divieto completo ad eccezione dei casi in cui è in pericolo la vita della donna. Sono diverse le divergenze tra le politiche nazionali, rivelando così un ampio spettro di approcci normativi che vanno dall’accesso liberalizzato all’aborto fino a restrizioni severe.

Il contesto europeo è ulteriormente complicato dall’esistenza di periodi di attesa obbligatori e dalla necessità di percorsi di consulenza pre-aborto in numerosi paesi. Tali misure, sebbene concepite per informare le decisioni delle donne, possono rappresentare ostacoli nell’accesso ai servizi di aborto, soprattutto in aree con una presenza elevata di medici obiettori di coscienza.

La situazione globale: restrizioni e accesso all’aborto

Al di fuori dell’Europa, la situazione legale e l’accesso all’aborto variano notevolmente. Alcuni paesi impongono divieti categorici, con severe sanzioni penali sia per le donne che per i professionisti sanitari coinvolti. Queste restrizioni non solo mettono in pericolo la vita e la salute delle donne, ma contravvengono anche ai principi di base dei diritti umani, limitando l’autonomia riproduttiva e l’accesso a cure mediche sicure e rispettose.

L’importanza dell’aborto sicuro nella salute pubblica

L’aborto sicuro è un componente cruciale della salute pubblica, essenziale per garantire il benessere sessuale e riproduttivo delle donne. Quasi la metà delle gravidanze a livello globale non sono pianificate, evidenziando la necessità di accesso universale a servizi di aborto sicuro, legale e accessibile. La stigmatizzazione, le sanzioni legali e la mancanza di accesso a cure adeguate non solo minano la dignità delle donne, ma possono anche avere conseguenze devastanti sulla loro salute fisica e mentale.

Negli Stati Uniti, una recente sentenza ha riacceso il dibattito sull’aborto, posizionandosi in una lunga serie di misure legislative che limitano il diritto delle donne di interrompere volontariamente la gravidanza. Al di là degli USA, dove stati come il Texas e l’Oklahoma si distinguono per le loro leggi particolarmente severe, altri paesi offrono uno spaccato ancora più complesso della situazione.

Diritto di aborto in Europa: dove è vietato

In Polonia, l’aborto è consentito esclusivamente in casi di rischio vitale per la donna o di gravidanze derivanti da stupro o incesto. Anche Malta, fino al 2023, ha mantenuto un divieto quasi totale, ammettendo l’aborto soltanto quando la vita della donna è in pericolo. L’Ungheria, dal 1953, permette l’aborto, ma ha recentemente introdotto l’obbligatorietà dell’ascolto del battito cardiaco del feto prima di procedere, aggiungendo un ulteriore livello di complessità alla decisione.

D’altro canto, la Spagna si è mossa verso una maggiore liberalizzazione, consentendo alle donne di almeno 16 anni di ricorrere all’aborto senza il consenso dei genitori, un passo verso la tutela della libertà individuale e dell’autonomia delle donne. L’Italia, con la legge 194 del 1978, garantisce il diritto all’aborto, sebbene l’effettivo accesso sia ostacolato dall’alta percentuale di obiettori di coscienza nel settore sanitario. Il ministero della Salute riporta che, nel 2019, il 67% dei ginecologi ha rifiutato di eseguire interruzioni di gravidanza, con picchi dell’80% in alcune regioni, evidenziando una problematica accessibilità a questo diritto fondamentale.

Divieto di aborto nel mondo

Recentemente, Gibilterra ha abrogato una legge che puniva con l’ergastolo chi praticava l’aborto, e San Marino ha seguito un percorso simile nel settembre 2021. Tuttavia, la restrizione rimane la norma in numerosi paesi. In nazioni come Costa d’Avorio, Libia, Uganda, e molti altri, l’aborto è legale solo quando la vita della donna è a rischio. Questa limitazione si estende a contesti diversificati, dalla Corea del Sud, che ha abolito il divieto di aborto, ma manca ancora di una legislazione chiara, ai 21 paesi in cui l’aborto è completamente vietato, tra cui Repubblica Dominicana, El Salvador e Honduras. Di seguito la lista dei Paesi dove l’aborto è completamente vietato:

  • Andorra;
  • Aruba;
  • Congo;
  • Curaçao;
  • Repubblica Dominicana;
  • Egitto;
  • El Salvador;
  • Giamaica;
  • Haiti;
  • Honduras;
  • Iraq;
  • Laos;
  • Madagascar;
  • Mauritania;
  • Nicaragua;
  • Filippine;
  • Palau;
  • Senegal;
  • Sierra Leone;
  • Suriname;
  • Tonga;
  • Striscia di Gaza.

L’aborto è permesso quando la vita della donna incinta è a rischio in questi Paesi:

  • Afghanistan;
  • Antigua e Barbuda;
  • Bahrain;
  • Bangladesh;
  • Bhutan;
  • Birmania;
  • Brasile;
  • Brunei;
  • Cile;
  • Costa d’Avorio;
  • Dominica;
  • Gabon;
  • Gambia;
  • Guatemala;
  • Indonesia;
  • Iran;
  • Kiribati;
  • Libano;
  • Libia;
  • Malawi;
  • Mali;
  • Malta;
  • Isole Marshall;
  • Messico;
  • Micronesia;
  • Nigeria;
  • Oman;
  • Panama;
  • Papua Nuova Guinea;
  • Paraguay;
  • Isole Salomone;
  • Siria;
  • Somalia;
  • Sudan;
  • Sud Sudan;
  • Sri Lanka;
  • Tanzania;
  • Timor Est;
  • Tuvalu;
  • Emirati Arabi Uniti;
  • Uganda;
  • Venezuela;
  • Yemen.

Aborto per motivi sanitari e terapeutici

Un numero significativo di paesi, 51 per l’esattezza, permette l’interruzione della gravidanza per ragioni di salute, sia fisica che mentale, o in casi specifici come stupro, incesto o malformazioni fetali. Tra questi, troviamo nazioni che spaziano dall’Algeria al Marocco. L’elenco completo:

  • Africa Centrale;
  • Algeria;
  • Angola;
  • Arabia Saudita;
  • Bahamas;
  • Benin;
  • Bolivia;
  • Botswana;
  • Burkina Faso;
  • Burundi;
  • Camerun;
  • Ciad;
  • Colombia;
  • Isole Comore;
  • Costa Rica;
  • Corea del Sud;
  • Repubblica Democratica del Congo;
  • Ecuador;
  • Eritrea;
  • eSwatini;
  • Gibuti;
  • Giordania;
  • Guinea Equatoriale;
  • Ghana;
  • Grenada;
  • Guinea;
  • Israele;
  • Kenya;
  • Kuwait;
  • Lesotho;
  • Liberia;
  • Liecthenstein;
  • Malesia;
  • Mauritius;
  • Monaco;
  • Marocco;
  • Namibia;
  • Nauru;
  • Niger;
  • Pakistan;
  • Perù;
  • Polonia;
  • Qatar;
  • Saint Kitts e Nevis;
  • Santa Lucia;
  • Samoa;
  • Seychelles;
  • Togo;
  • Trinidad e Tobago;
  • Vunuatu;
  • Zimbabwe.