Raggiungere la pensione con 36 anni di contributi è una possibilità concreta, e ci sono almeno quattro opzioni previdenziali tra cui scegliere, cominciando dalla pensione di vecchiaia che richiede 67 anni di età e 20 anni di contributi.

Tra le alternative disponibili figurano:

  1. Ape Sociale
  2. Opzione Donna
  3. Pensione per lavori usuranti

Quanto si prende di pensione con 36 anni di contributi?

E’ possibile accedere alla pensione con 36 anni di contributi attraverso quattro modalità, iniziando dalla pensione di vecchiaia, che soddisfa il limite stabilito dalla legge fino almeno al 31 dicembre 2024: 20 anni di contributi e 67 anni di età.

Pensione di vecchiaia

Se desideriamo calcolare l’assegno pensionistico per un lavoratore di 67 anni con 36 anni di contributi e un reddito annuo lordo di 28.000 euro, è fondamentale conoscere i periodi di maturazione dell’anzianità contributiva.

Considerando i 10 anni di contributi versati prima del 1996 e i successivi 26 anni versati dal 1996 ad oggi, applicheremo il sistema misto per individuare due quote: la prima calcolata mediante il sistema retributivo e la seconda con il metodo contributivo.

Per la prima quota, moltiplicheremo il 2% di aliquota per gli anni di contributi (20%), applicando poi questo valore all’importo delle ultime retribuzioni percepite. In sostanza, il valore approssimativo della prima quota si attesta intorno ai 6.000 euro.

Per la seconda quota, dovremo determinare il montante contributivo, ovvero l’insieme delle quote di retribuzione lorda annua accumulate dal lavoratore dipendente (il 33% all’anno).

Il 33% di 28.000 euro corrisponde a 9.240 euro. Moltiplicando questo importo per i 26 anni di contributi, otteniamo il montante contributivo di 240.240 euro. Su questo importo agisce il coefficiente di trasformazione, che converte il montante in pensione (o quota di pensione nel nostro caso).

A 67 anni, il coefficiente è del 5,723%. Applicando questo coefficiente a 240.240 euro, otteniamo 13.748 euro, che rappresenta l’importo della seconda quota.

Sommando le due quote (6.000 euro e 13.748 euro), otteniamo l’importo lordo di un anno di pensione: 19.748 euro, pari a circa 1.520 euro lordi al mese, corrispondenti a circa 1.100 euro netti al mese.

Se la retribuzione lorda annua è di 25.000 euro, la pensione sarà di circa 17.676 euro l’anno, ovvero circa 1.360 euro lordi al mese, equivalente a poco meno di 1.000 euro netti al mese.

In caso di una retribuzione lorda annua di 23.000 euro, la pensione sarà di 16.294 euro, pari a circa 1.254 euro lordi al mese, corrispondenti a circa 900 euro netti al mese.

Ape Sociale

Oltre alla possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia, è fattibile raggiungere la pensione con 36 anni di contributi attraverso l’Ape Sociale, una forma di anticipo pensionistico disponibile per i lavoratori dai 63 anni fino all’età pensionabile di 67 anni.

L’Ape Sociale è riservata a determinate categorie di lavoratori, inclusi i disoccupati con almeno 30 anni di contributi versati, i caregiver che assistono il coniuge o un familiare disabile grave da almeno 6 mesi, anch’essi con 30 anni di contributi, e gli invalidi civili con una percentuale di riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, anch’essi con 30 anni di contributi versati.

Inoltre, l’Ape Sociale è concessa ai lavoratori edili e ai ceramisti con 32 anni di contributi versati e ai lavoratori impiegati in mansioni gravose, che abbiano accumulato 36 anni di contributi.

L’importo dell’assegno mensile corrisponde al valore dell’assegno di pensione maturato fino al momento della richiesta per l’Ape Sociale, ma comunque non può superare i 1.500 euro lordi al mese.

Opzione Donna

La possibilità di andare in pensione con 36 anni di contributi si estende anche all’utilizzo di Opzione Donna, un programma dedicato esclusivamente alle donne lavoratrici, sia dipendenti che autonome. Tuttavia, a partire dal 1° gennaio 2023, questa misura ha subito una ristrutturazione che ha suscitato diverse critiche.

Prima del 31 dicembre 2022, potevano beneficiare di Opzione Donna le lavoratrici dipendenti con 58 anni di età e 35 anni di contributi, e le lavoratrici autonome con 59 anni di età e altrettanti di contributi.

Dal 2023, l’accesso a questa misura è riservato a specifiche categorie tutelate, tra cui le lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi economica, le caregiver e le invalide con un grado di riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%. L’età di uscita è stata aumentata a 60 anni, con sconti di un anno per le donne che hanno avuto un figlio e di due anni per quelle con due o più figli.

Purtroppo, la ristrutturazione ha mantenuto il ricalcolo dell’assegno con il sistema interamente contributivo, includendo sia i contributi versati prima del 1996 che quelli successivi. A titolo di esempio, una lavoratrice di 60 anni (senza figli) con 36 anni di contributi e un reddito annuo lordo di 28.000 euro percepirà una pensione di 15.351 euro lordi all’anno, equivalenti a circa 1.180 euro lordi al mese, ovvero intorno agli 800 euro netti al mese.

Con un reddito di 25.000 euro, l’importo della pensione si riduce a 13.706,55 euro lordi annui, pari a circa 1.055 euro lordi al mese, al di sotto degli 800 euro netti al mese. Un fattore determinante è il coefficiente di trasformazione più basso, fissato al 4,615% a 60 anni.

Pensione per lavori usuranti

Infine, è possibile accedere alla pensione con 36 anni di contributi attraverso la pensione anticipata per lavori usuranti.

Questo regime segue il sistema delle quote, consentendo il pensionamento con un minimo di 61 anni e 7 mesi di età e almeno 35 anni di contributi versati. Per i lavoratori autonomi, l’accesso è permesso al compimento dei 62 anni e 7 mesi, sempre con un minimo di 35 anni di contributi (Quota 98,7).

Per i lavoratori dipendenti con orari notturni:

  • Se hanno svolto da 72 a 77 turni notturni in un anno, con 62 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi, possono beneficiare della pensione con la Quota 98,7.
  • Se hanno svolto da 64 a 71 turni notturni in un anno, con 63 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi, hanno diritto alla pensione con la Quota 99,7.

Per i lavoratori autonomi con orari notturni:

  • Se hanno svolto da 72 a 77 turni notturni in un anno, possono accedere alla pensione a 63 anni e 7 mesi, con almeno 35 anni di contributi, grazie alla Quota 99,7.
  • Se hanno svolto da 64 a 67 turni notturni in un anno, possono andare in pensione a 64 anni e 7 mesi, con 35 anni di contributi, grazie alla Quota 100,7.