Ci guardano con i loro occhi fissi , a volte con uno sguardo un po’ assente, immortalato dai volantini appesi per le strade, mute, tutte le persone scomparse. Un fenomeno sociale ampio e che nel 2023 ha visto un vero e proprio boom. Abbiamo, quindi, avuto l’onore di poter parlare con Laura Barbieri, la presidente dell’Associazione Penelope Lazio per entrare in un mondo fatto, purtroppo, di attesa e dolore.

Persone scomparse in Italia, Laura Barbieri: “Penelope offre sostegno e aiuto alle famiglie”

Dal 2002 l’Associazione Penelope, nata da un’idea di Gildo Claps, fratello di Elisa Claps, scomparsa a Potenza nel 1993, offre sostegno e aiuto alle famiglie che disperatamente cercano i loro cari svaniti nel nulla. Una lenta e subdola tragedia, di cui non si sente spesso parlare, se non per pochi “casi mediatici”, nonostante, però, persone scompaiano senza lasciare traccia ogni giorno. E ogni giorno tante famiglie si vedono precipitare in un incubo.

D: Può raccontarci come funziona l’Associazione?

R: Penelope ha sedi in tutto il territorio italiano, per cercare quanto più possibile di aiutare le famiglie delle persone scomparse. Ci avvaliamo dell’ausilio di diversi professionisti, che offrono il loro servizio a titolo totalmente gratuito. Ad esempio, offriamo aiuto legale, perché, a volte, la scomparsa si tramuta in reato, sfociando in un omicidio, femminicidio ecc. e, dunque, ci costituiamo parte civile nei processi. Le famiglie, infatti, hanno bisogno di assistenza, di un avvocato che li rappresenti e noi lo mettiamo a disposizione. Così come il servizio degli psicologi: rimanere nel limbo di un’attesa per giorni, mesi o anni, è devastante. Nel caso in cui la persona scomparsa avesse qualche tipo di fragilità, ecco che l’aiuto mirato di uno psicologo ha un impatto positivo sulla famiglia.

Inoltre, siamo d’ausilio alle forze dell’ordine. Appena abbiamo notizia di una scomparsa o ci contattano al numero dedicato, ci facciamo mandare la copia della denuncia con la liberatoria, ci accertiamo della scomparsa e da subito cominciamo a pubblicare locandine con foto e dati. Ci affianchiamo agli agenti della località dove la famiglia ha presentato la denuncia, fornendo supporto a tutta la task force di ricerca della persona scomparsa.

D: Come funzionano le denunce?

R: Il Commissario straordinario persone scomparse ha stilato un protocollo e lo ha diramato alle prefetture. Nel caso, soprattutto, di persone anziane con disturbi cognitivi, di ragazzi con disturbi psichici ecc. le prefetture devono immediatamente convocare una cabina di regia e allertare gli addetti ai lavori – compresi noi -, la protezione civile, il 118 e tutti gli operatori affinché possano scendere in campo e iniziare le ricerche.

La maggior parte dei membri di Penelope sono familiari di persone scomparse. Io stessa sono la mamma di un ragazzo scomparso nel 2008: proprio perché abbiamo vissuto sulla nostra pelle che cosa significa, riteniamo che condividere con le persone che in quel momento si trovano nel nostro stesso stato è importante.

Nel caso di mio figlio, nel 2008, non c’era supporto alcuno. Il comandante della Stazione dei carabinieri, dove io sono andata a presentare la denuncia di scomparsa, mi ha risposto dicendomi che avrebbe comunicato i dati e inserito mio figlio nel database, in modo che (la denuncia ndr) arrivasse a tutte le altre forze di polizia, però in casi come quello non si facevano ricerche. Al tempo io ero ignara, inconsapevole, inesperta, invece adesso, a forza di battaglie, con le lotte dell’Associazione Penelope, si è cominciato a capire che la denuncia di scomparsa deve essere accettata immediatamente al primo allarme del mancato ritorno, perché le prime ore sono fondamentali per aumentare le possibilità di ritrovare la persona. Di fatti, oggi, la percentuale dei ritrovamenti è del 75%.

Boom di persone scomparse nel 2023: +20% rispetto all’anno precedente

Anziani, giovani, ma soprattutto tanti, troppi, bambini finiscono nella lista, sempre più lunga di persone scomparse. Ad aggravare le cose il fatto che la burocrazia è lenta e, spesso, non riesce a stare al passo con la velocità con cui cambia la società. Confortano, però, i passi avanti che sono stati fatti sino ad ora.

D: Secondo lei, come mai c’è stato questo aumento del numero delle denunce nel 2023?

R: Lei pensi che nel 1974 è nato il CED (banca dati gestita dal ministero dell’Interno). Dal 1974 a fine giugno 2023 erano 88.390 le persone mai ritrovate, una città sepolta o come dico io “la nostra Pompei“. L’aumento delle denunce penso sia dovuto proprio all’accelerazione del sistema di vita della società, che è così fagocitante, con ritmi veloci, che intrappola soprattutto i giovani. Infatti, c’è un gran numero di minori scomparsi, soprattutto dai 16 ai 18 anni – tipico momento di crisi adolescenziale. I social, poi, danno tanto aiuto per certi versi, ma sono devastanti per altri. Questi ragazzini, per quanto si sentano furbi, l’età è sempre quella: c’è ingenuità, incoscienza, fiducia, il sogno di una vita diversa, ecco che fuggono e si mettono in serio pericolo.

L’ideale è che il ritrovamento avvenga nella prima settimana dalla scomparsa, dopodiché più si allontana il tempo e più si allontana l’opportunità di ritrovare quella persona, soprattutto in vita. Alcuni ritrovamenti avvengono, purtroppo, non più in vita. La cosa che devasta profondamente è che il ritrovamento dei resti delle persone di cui è stata denunciata la scomparsa avvengono nel 90% dei casi per caso. Il passante, il cacciatore, il raccoglitore di funghi, casualmente, trova i resti. E in questi casi, poi, vicinissimo al luogo della scomparsa.

La nostra presidente nazionale dice “scomparsa a chilometro zero“. Mio figlio è stato atteso, cercato in tutti i modi per 11 anni: è stato ritrovato a 1 km dalla comunità dalla quale si era allontanato.

D: Dunque, l’estrema vicinanza dei resti al luogo della scomparsa, significa che l’area non è stata ben battuta?

R: Non so se ha seguito l’ultimo caso di cronaca, della signora scomparsa a Ischia. Lì risultano ricerche articolate, fatte in tutti i modi, con le forze più specializzate, elicotteri, speleologi che si sono avventurati nelle grotte e negli anfratti dell’isola, e poi? Casualmente, gli inviati di “Chi l’ha visto” si sono accorti di questa porticina semiaperta, l’hanno scostata e hanno trovato il cadavere della signora. Hanno ipotizzato di tutto, che avesse preso un traghetto e fosse partita. Ischia, poi, è una piccola isola, una piccola comunità, si conoscono tutti, quindi hanno pensato che fosse partita per un periodo e invece era lì.

È terribile questa cosa, non si sa, non si capisce come le fanno (le ricerche ndr). È anche vero che dopo 24, 48, 72 ore, dipende dai casi, le sospendono. Quindi se qualcosa avviene dopo non c’è modo di saperlo. Questo è dolorosissimo. Ma le battaglie sono ancora tante, come ad esempio quella di far togliere la dicitura “allontanamento volontario” dalla denuncia. Perché il termine “volontario” fa sì che gli addetti delle forze dell’ordine e quant’altro si creano l’alibi, in alcuni casi, per fare ricerche sommarie e sospenderle presto, riducendo tutto al “lui se n’è voluto andare…”. Invece non è vero: tantissime persone stanno male, hanno disturbi neurodegenerativi, cognitivi, psichici, psicologici, hanno paura, ci sono tanti motivi per cui in quel momento decidono di allontanarsi, ma per noi è “mancato ritorno“.

Nei convegni, io faccio l’esempio che tutti la mattina ci allontaniamo volontariamente da casa, per accompagnare i bambini a scuola o andare al lavoro, a fare la spesa o la visita dal dottore. L’allarme scatta nel mancato ritorno.

La legge 203 del 2012: i cambiamenti nell’iter per le ricerche di persone scomparse

D: È ancora in vigore la situazione per cui la denuncia può essere effettuata a partire dalle 48 ore?

R: No, assolutamente. Chi dice così deve essere segnalato. Noi diciamo alle famiglie, se vanno a denunciare e gli viene risposto “è troppo presto”, di segnalarcelo immediatamente. Anche a distanza di poche ore dal mancato rientro va fatta la denuncia e va accettata. Le ricerche vanno subito azionate. Inoltre, la Legge 203 del 2012 – fortemente voluta da Penelope – dice che la denuncia debba essere accolta subito, anche telefonicamente. Poi, entro 72 si deve andare in caserma a formalizzarla. Prima si denuncia, prima c’è l’opportunità di trovare la persona scomparsa e di ritrovarla in vita. È terribile, perché non è né vita né morte. È limbo, vita sospesa di “dove sei?”, “con chi sei?”, “mangi?”, “dormi?”, “ti copri?”. Un tormento continuo.

D: Nel dossier del ufficio del Commissariato si fa riferimento all’importanza della “settimana”, in che senso?

R: Io credo che, nel suo dossier, la Commissaria abbia voluto dire che entro la prima settimana è più alta la probabilità di ritrovare la persona scomparsa. Passando la prima settimana, la speranza si affievolisce. Comunque, se dopo qualche giorno di ricerche non si riesce a trovare la persona e non arrivano segnalazioni, allora, vengono sospese. In questo senso le segnalazioni sono importantissime perché riattiva la ricerca.

Adesso è essenziale anche studiare il soggetto, le sue abitudini. C’è una scheda che si allega alla denuncia, dove sono indicati tutti i dati, le peculiarità di quella persona, compreso se assume farmaci o se ha disturbi, chi frequenta, se beve, fuma, assume droga, come cammina ecc. Ovviamente ogni dato aiuta i ricercatori, ma se le ricerche vengono sospese, non è che detto che non possano essere riattivate. Infatti, noi abbiamo avuto casi di ricerche sospese che si sono rimesse in moto dopo una segnalazione. Tante volte con i volontari, con i cani molecolari, siamo ritornati sui posti segnalati. Si cerca, oggi, di non lasciare nulla di intentato.

Poi, però, a un certo punto ti devi arrendere. In qualche modo ti devi fermare, perché, purtroppo, non si può andare a casaccio. I passi avanti sono stati giganteschi. Quando è scomparso mio figlio era un Far West: io e mio marito siamo andati in giro da soli ad attaccare volantini da tutte le parti, non c’era supporto. Penelope c’era, ma eravamo ancora acerbi. Noi, ovviamente, ci mettiamo l’anima, il cuore, ma siamo pur sempre dei volontari, anche se cerchiamo di smuovere le istituzioni. Infatti, nella battaglia per i cadaveri non identificati pare che si stia muovendo qualcosa.

È scandaloso che negli obitori delle medicine legali ci siano, sempre fissi ogni anno, almeno mille cadaveri senza identità e magari sono le stesse persone che le famiglie continuano a cercare disperatamente.

D: Nella sua esperienza e nell’esperienza di Penelope, avete mai notato l’esistenza di segnali d’allarme che possano prevenire la scomparsa?

R: Purtroppo che risulti a noi no. L’altra cosa che tentiamo di fare è prevenzione. Abbiamo pubblicato un fumetto, molto carino, che portiamo nelle scuole, ai bimbi delle elementari, facciamo convention con i giovani ecc. proprio per sensibilizzare. Di far capire loro che non devono vedere il rosa dove è nero, di stare attenti, di parlare e di non fidarsi al buio.