Jan Hendrik Schön, fisico tedesco nato nel 1970, è diventato un nome noto negli annali della scienza non per le scoperte rivoluzionarie che aveva annunciato, ma per la scoperta successiva che queste erano basate su dati falsificati. Questo scandalo ha lasciato un’impronta indelebile sulla comunità scientifica, sollevando questioni critiche sulla responsabilità e l’integrità nella ricerca. Ripercorriamo quindi lo scandalo Schön, 21 anni dopo il ritiro da parte di Nature di alcuni lavori pubblicati.

Scandalo Schön: una carriera di rapidi successi e i premi ritirati

Nel mondo accademico, l’integrità e la fiducia sono pilastri fondamentali. Tuttavia, la storia di Jan Hendrik Schön, un promettente fisico tedesco, dimostra come queste basi possano essere scosse da pratiche disoneste. Schön, salito rapidamente alla ribalta per una serie di scoperte rivoluzionarie nel campo della fisica dello stato solido e della nanotecnologia, si è poi rivelato protagonista di uno degli scandali scientifici più eclatanti degli ultimi decenni.

La carriera di Schön sembrava inizialmente promettente. Dopo aver ottenuto il dottorato presso l’Università di Costanza, Schön fu assunto dai Bell Labs negli Stati Uniti, dove annunciò scoperte che sembravano destinare l’elettronica a un futuro rivoluzionario. Tra queste, la creazione di transistor a scala molecolare e la superconduttività in materiali plastici. Per queste “scoperte”, ricevette prestigiosi riconoscimenti, tra cui il premio Otto-Klung-Weberbank per la fisica e il premio Outstanding Young Investigator dalla Materials Research Society, che furono poi ritirati in seguito allo scandalo.

Lo scandalo Schön e il dibattito sulla peer review

Il cammino verso la scoperta delle frodi di Schön iniziò quando colleghi e revisori iniziarono a notare anomalie nei suoi dati. In particolare, Lydia Sohn, all’epoca all’Università di Princeton, identificò rumori di fondo identici in esperimenti condotti a temperature molto diverse, un’irregolarità che contraddiceva le aspettative teoriche. Ulteriori indagini da parte di altri eminenti fisici, come Paul McEuen della Cornell University, rivelarono la presenza di dati duplicati in lavori diversi, scatenando un’inchiesta formale da parte della Lucent Technologies, proprietaria dei Bell Labs dove Schön lavorava.

Nel maggio 2002, un comitato d’inchiesta esterno, guidato dal professore Malcolm Beasley dell’Università di Stanford, fu incaricato di indagare sulle accuse. Nonostante Schön non avesse fornito dati originali, asserendo la mancanza di un archivio o di un quaderno di laboratorio, e che i suoi campioni sperimentali fossero danneggiati, il comitato riuscì a identificare numerose manipolazioni di dati. Il rapporto finale concluse che Schön era l’unico responsabile delle frodi, pur esprimendo riserve sulla condotta etica dei coautori.

Pertanto, le indagini rivelarono che aveva manipolato dati di ricerca, portando alla revoca del suo dottorato e al ritiro di dozzine di articoli da riviste accademiche. Questo evento scatenò un ampio dibattito sulla responsabilità dei coautori, dei revisori e sul ruolo del processo di peer review nel rilevare frodi intenzionali.

Precedenti storici e ricerca di visibilità

Il tentativo di truffa di Schön non è stato un caso isolato nella storia della scienza. La ricerca della visibilità e il desiderio di rivoluzionare interi campi scientifici hanno spesso tentato alcuni ricercatori a deviare dal rigoroso percorso dell’integrità scientifica. Questo ci ricorda episodi passati, come l’Uomo di Piltdown in paleontologia, altra truffa scientifica passata alla Storia.

Scandalo Schön: le reazioni della comunità scientifica

La difesa dei principi etici della scienza è stata forte. Società scientifiche e istituzioni hanno risposto con la revisione dei loro codici etici e l’introduzione di misure preventive contro la frode scientifica. L’American Physical Society (APS), ad esempio, ha adottato un Codice Etico per agire contro chi tenta di barare nella ricerca, sottolineando la necessità di mantenere la fiducia pubblica nella scienza.

Le conseguenze per Schön

La rivelazione delle frodi comportò gravi conseguenze per Schön: fu allontanato dai Bell Labs, gli furono revocati premi e riconoscimenti, e nel 2004 l’Università di Costanza gli revocò il dottorato.

Il caso di Jan Hendrik Schön ha comunque innescato un dibattito più ampio sulla responsabilità degli autori e dei revisori nella pubblicazione scientifica, mettendo in luce la necessità di rafforzare i processi di revisione paritaria e di implementare pratiche più rigorose per la gestione e la conservazione dei dati di ricerca.