Quali sono le opzioni per andare in pensione con 30 anni di contributi? Le soluzioni principali includono la pensione di vecchiaia e l’Ape Sociale. In aggiunta, ci sono due possibilità che comportano un anticipo sull’età anagrafica: il contratto di espansione, accessibile dai dipendenti di aziende con almeno 50 unità lavorative a 62 anni, e l’Isopensione, concessa a 60 anni, consentendo un’anticipazione della pensione con esuberi da gestire grazie alla contribuzione figurativa versata dall’azienda.

Al contrario, le altre opzioni previdenziali, come la pensione anticipata ordinaria, Opzione Donna, la pensione per lavori usuranti, e le Quote 103 e 41 precoci, richiedono un numero di anni di contributi diverso e specifiche condizioni che vanno oltre i 30 anni di versamenti.

Quanto si prende di pensione con 30 anni di contributi?

Andare in pensione con 30 anni di contributi è possibile optando per la pensione di vecchiaia, la cui richiesta può essere avanzata una volta compiuti almeno 67 anni di età e accumulato un minimo di 20 anni di contributi.

Per determinare l’importo dell’assegno pensionistico, si applica un approccio misto considerando il sistema retributivo per i contributi versati fino al 1995 e il sistema contributivo per quelli successivi. Supponiamo un lavoratore dipendente di 67 anni con 30 anni di contributi, di cui 10 fino al 1995 e 20 dal 1996, con una retribuzione annua lorda di 28.000 euro.

La prima quota, calcolata con il sistema retributivo, potrebbe essere di circa 6.000 euro. Per la seconda quota, utilizziamo le regole del sistema contributivo, calcolando il montante contributivo. Supponendo che il lavoratore metta da parte il 33% di una retribuzione lorda annua di 28.000 euro per 20 anni, otteniamo un montante contributivo di 184.800 euro, al quale applichiamo un coefficiente di trasformazione del 5,723%.

L’importo della seconda quota è quindi di 10.567 euro. Sommando le due quote, otteniamo un importo lordo di un anno di pensione pari a 16.567 euro, corrispondenti a circa 1.275 euro lordi al mese, circa 900 euro netti mensili.

Con una retribuzione annua lorda di 26.000 euro, la pensione netta mensile si attesta a circa 850 euro, mentre con una retribuzione lorda annua di 23.000 euro, la pensione sarà di circa 760 euro netti al mese.

Ape Sociale

Oltre alla pensione di vecchiaia, è possibile accedere alla pensione con 30 anni di contributi tramite l’Ape Sociale, un anticipo pensionistico erogato dall’INPS. Questa opzione è disponibile per coloro che, raggiunti i 63 anni e con l’anzianità contributiva richiesta, possono andare in pensione con 4 anni di anticipo.

L’Ape Sociale è riservata a specifiche categorie di lavoratori. Tra questi rientrano i disoccupati, i caregiver che assistono il coniuge o un familiare disabile grave da almeno 6 mesi, e gli invalidi civili con una percentuale di riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%.

Le donne lavoratrici edili o ceramiste con almeno 2 figli possono anch’esse richiedere l’Ape Sociale con 30 anni di contributi, beneficiando di uno sconto contributivo di 2 anni. Questo consente loro di accedere all’anticipo pensionistico con 30 anni di contributi anziché con i 32 previsti dalla legge.

Tuttavia, i lavoratori impiegati in mansioni gravose necessitano di almeno 36 anni di contributi (con il bonus mamma è possibile andare in pensione con 34 o 35 anni di contributi, a seconda del numero di figli).

L’importo mensile dell’assegno, erogato fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia, corrisponde all’importo della pensione maturata al momento della richiesta per l’Ape Sociale, con un limite massimo di 1.500 euro lordi al mese.