Makka Sulaev, la diciottenne che ha ucciso il padre 50enne al culmine di una lite, non andrà in carcere. Lo ha stabilito oggi 4 marzo il gip del tribunale di Alessandria, Riccardo Ghio, per ritenuta insussistenza del pericolo di fuga.

La ragazza, che ha confessato l’omicidio avvenuto nella serata del 1 marzo a Nizza Monferrato, in provincia di Asti, rimarrà in custodia cautelare ai domiciliari nella comunità protetta in cui si trova.

Omicidio Nizza Monferrato, Makka ai domiciliari in comunità

La Procura aveva richiesto il carcere per la 18enne, ma ha prevalso la tesi del difensore della ragazza, l’avvocato Massimiliano Sfolcini. Probabilmente nei prossimi giorni sarà disposta l’attivazione del braccialetto elettronico.

Makka Sulaev– che compirà 19 anni ad agosto- ha chiesto di poter avere i suoi libri di scuola, in modo che possa continuare a studiare: frequenta infatti il terzo anno del liceo scientifico.

Intanto è stata disposta l’autopsia sulla salma del padre, Akhyad Sulaev. Solo dopo il nulla osta del magistrato, probabilmente entro la fine della settimana, potranno tenersi i funerali.

Il delitto per difendersi dalle violenze del padre

La 18enne ha ammesso di aver commesso il delitto per difendere se stessa e la madre dai maltrattamenti e dalle violenze del padre, ex campione di karate ceceno e muratore saltuario, che aveva ultimamente trovato lavoro come lavapiatti.

L’uomo, stando a quanto riferito dalla 18enne, “sapeva dove colpire in modo tale da non fa vedere i lividi”. Un incubo che si è ripresentato anche la sera dell’omicidio: il suo intento, avrebbe spiegato la ragazza agli inquirenti, non era quello di ucciderlo, ma solo di spaventarlo.

Nella comunità la ragazza è ora seguita da psicologi.