La Procura di Siena ha valutato come non necessarie le misure cautelari nei confronti dei tre ragazzi indagati per il presunto stupro di gruppo ai danni di una campionessa di scherma 17enne durante un ritiro della Federscherma ad agosto. A chiarirlo è una nota con cui i magistrati hanno anche voluto respingere le “accuse di inerzia pubblicamente mosse” nei loro confronti, “in particolare per l’inosservanza delle norme in materia del c.d. Codice rosso”.
Campionessa di scherma violentata a Chianciano, Siena: nessuna misura cautelare per gli indagati
Nella nota, diffusa dalla Procura in nome dell’interesse pubblico della vicenda che ha coinvolto la 17enne di nazionalità ubzeka, si ripercorrono anche le indagini che hanno riguardato fin dagli esordi il presunto stupro di gruppo avvenuto a Chianciano Terme, in provincia di Siena, lo scorso agosto.
La Procura ha valutato di non procedere con richiesta di applicazione di misura cautelare nei confronti degli indagati, non ravvisandone i presupposti, decisione della quale si assume ogni responsabilità ed in relazione alla quale è pronta a dare ogni e qualsiasi spiegazione nelle opportune sedi,
scrivono i magistrati, che sarebbero venuti a conoscenza della denuncia presentata ai carabinieri dalla campionessa di scherma il 5 agosto 2023. I fatti risalirebbero invece alla notte precedente, quella tra il 4 e il 5.
Dopo essersi recata insieme ai suoi coetanei in un pub situato di fronte all’hotel in cui alloggiavano per un ritiro della Federscherma, la ragazza, oggi 17enne, sarebbe stata prima drogata e poi violentata dai tre indagati, di cui uno minorenne, venendo convinta dalla madre a denunciarli.
Già il 6 agosto la Procura avrebbe disposto il sequestro dei loro telefoni cellulari e quello delle immagini delle telecamere di sicurezza del locale “incriminato”, avviando tutte le indagini necessarie a verificare quanto accaduto, inclusa l’audizione di diversi testimoni.
Il giorno successivo, il 7 agosto, avrebbe iscritto nel registro degli indagati i nomi dei due schermidori maggiorenni, un foggiano di 18 anni e un milanese di 20 (del terzo, minorenne, si sta occupando la Procura per i minori), raccogliendo solo “sommarie informazioni dalla vittima”, “in osservanza dei termini del Codice rosso”.
La testimonianza vera e propria della 17enne sarebbe stata raccolta solo il 9 agosto, alla presenza di un’interprete; il 10 la Procura avrebbe sequestrato il suo telefono cellulare e, pochi giorni dopo, avrebbe delegato ai carabinieri le indagini sul caso.
Nei mesi successivi, oltre a sentire i medici che avevano soccorso la giovane su richiesta della madre, somministrandole anche la pillola del giorno dopo, avrebbero raccolto la testimonianza di altre persone potenzialmente informate dei fatti.
L’ultimo atto, il 27 febbraio 2024, ha riguardato la presentazione di una richiesta di incidente probatorio per “l’espletamento”, tra l’altro, “di doverosa perizia volta ad accertare la capacità a testimoniare” della 17enne.
Le dichiarazioni di Federscherma
Fin quando la vicenda non assumerà contorni più chiari, Federscherma non prenderà provvedimenti come la sospensione nei confronti dei ragazzi finiti nel mirino degli inquirenti. Lo ha fatto sapere Paolo Azzi, presidente della Federazione, dichiarando ai microfoni dell’Agi:
Non significa che non siamo preoccupati o turbati per quello che potrebbe essere successo. Tutt’altro! È chiaro che se dovesse essere accertata una cosa del genere, ci sarebbero conseguenze gravissime anche sul piano sportivo oltre che su quello penale. Ma in questo momento la nostra posizione non può che essere questa.
Qualora il racconto della presunta vittima dovesse essere vero, la Federscherma potrebbe anche costituirsi parte civile in quanto “parte lesa” all’eventuale processo contro gli imputati, sempre secondo l’Agi. Si aspetta, per eventuali sviluppi, l’esito delle prossime indagini, che riguarderanno proprio il racconto della ragazza, che dovrà essere vagliato insieme alla sua capacità a testimoniare.
La sua storia riporterà alla mente di molti quella dell’atleta di 13 anni con problemi psicologici che lo scorso novembre accusò il suo allenatore di calcio 43enne di averla violentata sessualmente nelle occasioni in cui la ospitava nella sua abitazione di Rimini. Nei confronti dell’uomo, difeso dall’avvocato Francesco Vasini, il gip Raffaella Ceccarelli aveva emesso, negli attimi successivi alla denuncia, un’ordinanza di divieto di avvicinamento alla vittima e ai luoghi da essa frequentati.