La pensione di reversibilità rappresenta un beneficio economico concesso dall’INPS ai familiari sopravvissuti di un pensionato defunto o di un lavoratore deceduto prima di raggiungere l’età pensionabile (in questo caso, occorrono 15 anni di anzianità contributiva e 5 di anzianità assicurativa, di cui almeno 3 devono riferirsi al quinquennio precedente alla data di decesso).
Il suo scopo principale è garantire un sostegno finanziario ai coniugi, figli e genitori del defunto.
Esistono varie forme di pensione di reversibilità, a seconda del legame di parentela con il pensionato deceduto. Le tipologie più comuni sono la pensione di reversibilità destinata al coniuge superstite e quella per gli orfani.
Inoltre, la pensione può essere categorizzata come:
- Reversibilità: quando è erogata in seguito al decesso del pensionato;
- Indiretta: quando è erogata in seguito al decesso di un lavoratore ancora in attività e non ancora in pensione.
Coniuge superstite e pensione di reversibilità
Affinché si possa fruire della pensione di reversibilità nel corso della carriera lavorativa, il lavoratore deceduto deve aver accumulato, in alternativa, almeno:
- 780 contributi settimanali, i requisiti richiesti per la pensione di vecchiaia prima del D.Lgs. n. 503/92;
- 260 contributi settimanali, di cui almeno 156 nei 5 anni precedenti la data del decesso, i requisiti necessari per l’assegno di invalidità.
La pensione di reversibilità è generalmente destinata ai superstiti del soggetto deceduto, che possono essere: il coniuge, i figli maggiorenni, i genitori e i fratelli.
Per coniuge si intende:
- Il coniuge superstite o il soggetto unito civilmente;
- Il coniuge divorziato, a condizione che risulti titolare di un assegno divorzile, non abbia contratto nuove nozze, e che il defunto abbia avviato un rapporto assicurativo prima dello scioglimento del matrimonio.
Tutti i suddetti soggetti possono richiedere l’accesso alla pensione di reversibilità nel caso di decesso di un familiare convivente. È fondamentale che questi soggetti risultino a carico del pensionato defunto, trovandosi quindi in una situazione di non sufficienza economica e impossibilità al proprio mantenimento. L’INPS sottolinea l’importanza che questi soggetti fossero effettivamente conviventi con il soggetto defunto. Gli studenti possono ricevere la pensione di reversibilità anche se svolgono un’attività lavorativa, a condizione che il reddito derivante da piccole attività sia basso.