In un mondo dove le vittime di violenza, accuse ingiuste, o bullismo, sono spesso giudicate anziché supportate, è cruciale comprendere il fenomeno del victim blaming. In un’intervista esclusiva per Tag24.it, la psicologa Laura Volpini, esperta in psicoterapia e docente all’Università La Sapienza di Roma, ci guida attraverso questo tema delicato e tanto importante.

Cosa vuol dire victim blaming? Il significato

Un fenomeno che va riconosciuto, analizzato e di cui dovremmo tenere presenti le caratteristiche, il “victim blaming”, (la colpevolizzazione della vittima) sempre più diffuso nei rapporti inter-personali e sui social.

Ci siamo mai sentiti vittime e, allo stesso tempo, in colpa per qualcosa dopo esserci relazionati con qualcuno? La Dott.ssa Volpini analizza e definisce proprio il victim blaming, spiegandoci i meccanismi di neutralizzazione delle norme e attribuzione di colpa alla vittima.

D: Che cosa è il victim blaming e quali sono i suoi principali meccanismi?

R:  Il victim blaming può essere ricondotto a quelle forme di disimpegno morale che tra gli altri, riguardano l’attribuzione di colpa alla vittima o la de-umanizzazione della vittima. Il disimpegno morale consiste nell’insieme di quei meccanismi di neutralizzazione delle norme che utilizzano le persone per sottrarsi alla responsabilità delle conseguenze delle loro azioni.

L’attribuzione di colpa alla vittima è una di quelle: “la vittima che provoca”, “la vittima che di fatto è colpevole di quello che io ho fatto”.

Addirittura, nei meccanismi di de-umanizzazione la vittima diventa un oggetto, viene reificata e si assiste ad una sorta di distanziamento tra l’aggressore e la vittima, per cui questa viene aggredita, a volte torturata, come può accadere per esempio nelle violenze sessuali di gruppo e poi come è accaduto in fatti storici, come la Shoah o come le torture avvenute a Guantanamo.

In questi casi la vittima perde, dal punto di vista dell’aggressore, le caratteristiche umane e diventa un oggetto.

Sono dei meccanismi fondamentalmente di de-responsabilizzazione.

D: Quali sono le conseguenze psicologiche?

R: Le conseguenze psicologiche di essere colpevolizzati, nonostante che si sia subito un torto o più spesso, si sia subito un reato, attengono al fatto che la vittima può realmente sentirsi in colpa. Per esempio, nei casi  di violenza sessuale, la vittima può pensare in qualche modo di aver messo in atto dei meccanismi tali da indurre poi quella persona o quelle persone a fare quell’azione.

Il victmin blaming porta ad un processo di depauperamento del senso di sé, della stima di se stessi, a tal punto che le persone mettono in atto meccanismi di autolesionismo, di ritiro sociale, sviluppano gravi problemi relazionali e ovviamente, se si tratta di violenza sessuale, problemi nelle relazioni intime.

D: Come può il victim blaming influenzare il processo di guarigione e recupero della vittima dopo un’esperienza traumatica?

R: Ovviamente bisogna fare un lavoro di empowerment delle vittime, di ascolto ed a volte faticoso.

Sono anche una psicoterapeuta e naturalmente mi è capitato di trattare questi casi. Se le vittime si sono strutturate nella convinzione che c’è in loro qualcosa di sbagliato, tenderanno poi in futuro a riperpetuare gli stessi meccanismi per le quali poi non hanno messo in atto delle strategie di coping, di fronteggiamento.

È importante riconoscere anche i campanelli di allarme che debbano valutare per evitare ulteriori vittimizzazioni.

Questo ovviamente non significa colpevolizzare la vittima, ma significa che le vittime che subiscono processi di colpevolizzazione, debbano essere aiutate in modo sistematico e anche in modo significativo, affinché possano far emergere le loro risorse cognitive, relazionali, per fronteggiare situazioni potenzialmente a rischio; questo è il punto.

Victim blaming, come riconoscerlo? I segnali nelle relazioni

La psicologa giuridica Volpini ha anche discusso dei segnali da riconoscere in casi specifici, come ad esempio succede nelle relazioni tossiche, mettendo in evidenza segnali d’allarme che riguardano la subordinazione o l’accettazione di restrizioni richieste dalle persone che ci circondano.

D: Come possiamo  riconoscere il victim blaming?

R: Bisogna imparare a cogliere quei comportamenti che potrebbero esporre a rischio di vittimizzazione.

Faccio un esempio quelle che vengono definite “relazioni  tossiche”, nei casi in cui magari c’è una donna che diventa subordinata alle richieste del partner, a volte restrittive come quella  di non uscire da sola, di non vedere gli amici, di non avere degli spazi per sé, fino al punto anche poi di accettare dei veri e propri soprusi. Questo non deve essere fatto.

Victim blaming, cosa fare? Bullismo a scuola, mobbing a lavoro

Per prevenire il victim blaming, la dott.ssa Volpini sottolinea l’importanza dell’educazione alle relazioni, alla reciprocità nei rapporti e al rispetto. L’istruzione tra pari nelle scuole e l’attenzione al contesto lavorativo possono contribuire a creare ambienti consapevoli e sani per le nostre menti.

D: In che modo il victim blaming può essere prevenuto all’interno delle situazioni di gruppo come la scuola o sul posto di lavoro?

R: Ovviamente ci si riferisce anche con questo termine a situazioni che possono non essere un vero e proprio reato, ma una forma, di bullismo o di mobbing.

Allora si previene attraverso la scuola con l’educazione tra pari, dove il bullo viene poi responsabilizzato e diventa invece l’esperto delle regole e del rispetto e insieme al suo gruppo classe deve presentare un progetto, un lavoro per prevenire questo tipo di casi, analizzando qualche situazione reale o qualche fatto di cronaca, costruendo insieme al proprio gruppo classe una realizzazione grafica o multimediale.

Sul posto di lavoro la situazione è più complessa perché a volte le persone hanno un ruolo subordinato strutturalmente all’interno dell’azienda, per cui se subiscono questo tipo di attacco da parte di un superiore, ovviamente, sono molto in difficoltà e a quel punto la cosa importante da fare è quella di parlarne se possono con un esperto, uno psicologo che possa aiutarle a chiarire qual sia la situazione e poi nel caso prendere un’iniziativa sotto un profilo legale, facendosi assistere legalmente.

L’intervista Laura Volpini fornisce così una profonda comprensione del fenomeno del victim blaming e dell’importanza di combatterlo attraverso l’educazione, il sostegno alle vittime e soprattutto, con una maggiore consapevolezza sociale.

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