Si respira aria di Prima Repubblica, gli ingredienti ci sono tutti, dalle notizie trafugate, alle accuse verso la sinistra di usare la magistratura (le Toghe Rosse) per farsi spazio politico illecitamente. Il tutto amalgamato e spiattellato sui giornali.
Si tratta del cosiddetto dossieraggio, messo ad hoc già da un paio di anni ma di cui si parla soprattutto adesso che si è in vista delle tornate elettorali regionali e soprattutto delle elezioni europee. Un vero e proprio database creato ad hoc illecitamente per cui è indagato il luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano che avrebbe iniziato a fare ‘accessi’ sul server di Via Giulia, già nell’estate del 2021, su politici, vip e imprenditori.
È quanto sta portando alla luce la Procura di Perugia e per la quale chiede di essere ascoltato Raffaele Cantone insieme a Giovanni Melillo. Il primo è il capo dell’ufficio titolare dell’inchiesta mentre il secondo è l’attuale numero uno della Direzione nazionale antimafia, per la quale avevano prestato servizio i due indagati chiave, Pasquale Striano e Antonio Laudati.
Dossieraggio. Alle 12 si decide per l’Audizione di Cantone e Melillo
Oggi, lunedì 4 marzo 2024, saranno i capigruppo a decidere. I primi a voler sciogliere la matassa sono proprio i rappresentanti del Governo, Lega in testa, quelli che non a caso sono finiti sotto la lente d’ingrandimento e che accusano adesso la sinistra di essere parte del ‘problema’.
La parte “politicamente rilevante della vicenda” degli accessi abusivi alla banca dati della Direzione nazionale antimafia “è quella dei mandanti”.
A dirlo, intervistato dal Corriere della Sera, Tommaso Foti, uno dei politici “spiati”, capogruppo di FdI alla Camera.
“Gran parte delle persone scrutate appartengono al centrodestra e l’attività è stata serrata prima delle elezioni e prima della costituzione del governo”.
Foti: “Silenzio dalla Sinistra perchè non sono coinvolti”
Sull’obiezione dei pentastellati che tra gli spiati ci fosse anche il loro leader, Giuseppe Conte, Foti ribatte che comunque
“c’è stato un silenzio assordante da sinistra. Mi chiedo: cosa avrebbero detto se queste attività avessero visto coinvolte persone appartenenti in prevalenza alla sinistra?”
Tuttavia era stato proprio il pentastellato Federico Cafiero de Raho all’epoca procuratore capo della Dda Federico Cafiero de Raho, ad aver negato categoricamente l’esistenza di una centrale di dossieraggio interna alla direzione nazionale antimafia, nonostante lo stesso Ministro Crosetto già durante l’estate aveva denunciato l’accaduto sostenuto anche da Italia Viva.
Per Foti se il procuratore antimafia e quello di Perugia hanno chiesto di essere sentiti dal Copasir, dal Csm e dalla commissione Antimafia “significa probabilmente che c’è più di quel che sappiamo”.
Le obiezioni di Foti trovano riscontro oggettivo, in quanto a ogni tornata elettorale e in vista di preparazione delle liste da parte del centro-destra spuntavano scoop e notizie proprio sui politici in questione. Per questo Foti non risparmia le sue critiche ai giornalisti,
“in ogni attività, gli atti devono essere guidati dalla deontologia. Ma qui, i limiti della deontologia mi pare siano superati del tutto”.
Donzelli denuncia: “Il materiale utile ad attaccare esponenti di centro destra”
Sulla questione è intervenuto oggi anche il deputato di Fdi Giovanni Donzelli, che ha però tenuto a precisare:
“Non posso parlare da esponente del Copasir, ma da parlamentare sono profondamente indignato da questi dossieraggi: è una roba indecente, che mina la democrazia”.
Il deputato di Fratelli d’Italia in un’intervista alla Stampa ha poi aggiunto che:
“Non ci si può fermare ai funzionari infedeli nella Guardia di finanza o in procura, bisogna chiarire chi sono i mandanti, a partire da chi ha pubblicato quella spazzatura. Guarda caso, solo il materiale utile ad attaccare esponenti di centro destra”.