I dati dimostrano che l’inflazione nell’Eurozona è scesa, ma preoccupa. Per questo la BCE è prudente e rinvierà il taglio dei tassi di interesse.
I dati macroeconomici confermano che l’inflazione ha imboccato il trend ribassista ed è scesa a 2,6 punti percentuali lo scorso mese. Gli esperti avevano previsto che l’inflazione sarebbe scesa a 2,5 punti percentuali e l’inflazione core (ad eccezione dei prodotti energetici e tabacco) è stata pari a 3,1 punti percentuali, ovvero 0,2 punti percentuali superiori rispetto al previsto. I dati confermano che l’inflazione è scesa, ma meno di quanto previsto. Di conseguenza, le banche centrali rinvieranno l’attesissimo taglio dei tassi di interesse.
Inflazione nell’Eurozona scende, ma preoccupa: perché?
L’inflazione nell’Eurozona sta scendendo meno del previsto e ciò preoccupa le banche centrali, che sono costrette a rinviare il taglio dei tassi di interesse. Facciamo un passo indietro per capire meglio: dietro l’incremento dell’inflazione coesistono differenti fattori di domanda e di offerta.
Nella fase di ripresa post pandemica (2021-22) si è registrata una crescita elevata dei prezzi dovuta ad un incremento della domanda e da una riduzione dell’offerta dovuta alle chiusure imposte dai governi. I nuovi dati destano una certa preoccupazione: a registrare un tasso di inflazione più elevato sono stati i prezzi dei beni alimentari, del tabacco, dell’alcool e dei servizi.
I prezzi dei prodotti energetici che lo scorso anno hanno registrato una vera e propria impennata sono diminuiti. Il rallentamento inflazionistico è visibile su tutta l’Eurozona e la crescita economica fa fatica a decollare. Nonostante il trend inflazionistico sia in discesa rimane elevata l’attenzione dei policy maker. Occorre molta prudenza prima di compiere qualche mossa, che possa riacutizzare l’inflazione. I politici sono ottimisti sul fatto che il trend inflazionistico si stia orientando verso l’obiettivo del 2 percento.
Prima di prendere una decisione troppo affrettata, è necessario aspettare e osservare i dati sull’inflazione. La Presidente Lagarde ha sottolineato che il processo disinflazionistico continuerà nel breve-medio termine, ma bisognerà pazientare prima che il taglio dei tassi di interesse venga ufficializzato.
Inflazione nell’Eurozona scende, ma preoccupa la stagnazione economica
I dati registrati a febbraio sono piuttosto preoccupanti dal momento che l’inflazione di fondo rimane superiore ai 3 punti percentuali. Gli incrementi dei prezzi si sono affievoliti rispetto al picco registrato ad ottobre 2022. L’Eurozona ha evitato la recessione economica e ha registrato una crescita labile del Pil nell’ultimo trimestre dell’anno.
La Banca Centrale Europea deve fare i conti con la stagnazione economica nell’Eurozona. Diversi governatori delle banche centrali prevedono che, analizzando la serie di dati, l’inflazione potrebbe raggiungere i 2 punti percentuali durante la stagione autunnale.
Nel medio termine gli analisti prevedono che ci potrebbe essere una riacutizzazione dell’inflazione nel medio periodo. L’incertezza che contraddistingue lo scenario macroeconomico rende la decisione della Banca Centrale Europea piuttosto complessa.
Taglio tassi di interesse: di quanto potrebbero diminuire?
Tenendo conto dei dati registrati sull’inflazione, gli analisti si chiedono di quanto potrebbero diminuire i tassi di interesse. La Banca Centrale Europea ha mantenuto i tassi di interesse invariati al 4,5 percento e continua a rinviare il taglio dei tassi di interesse: è ancora troppo presto implementare un allentamento monetario. Analizzando i contratti swap entro la fine del 2024 gli esperti prevedono meno di 4 tagli da 25 punti base.
Tenendo conto dell’andamento dei mercati monetari il primo taglio dei tassi ufficiale potrebbe arrivare all’inizio della stagione estiva 2024, a giugno. Le previsioni sul possibile taglio dei tassi di interesse sono influenzate dalla forza dell’economia a stelle ed a strisce. Bisognerà attendere i dati inflazionistici del secondo trimestre 2024 prima di ufficializzare il taglio dei tassi di interesse.
I mutui a tasso variabile potranno beneficiare dell’allentamento monetario: entro la fine del 2024 si prevede che le rate potrebbero calare di 100 euro ed entro il 2025 i cali saranno ancora più consistenti.