Con l’approssimarsi del quarto halving di Bitcoin, da considerare l’evento dell’anno in ambito crypto, l’attenzione dell’opinione pubblica è sempre più concentrata sul coin. Favorita anche dalla nuova corsa che ha portato la regina delle criptovalute a sfondare, anche se brevemente, quota 64mila dollari.

Nelle ore successive BTC ha ripiegato, attestandosi comunque a circa 62mila dollari, una base notevole in vista delle prossime settimane, che si preannunciano di fuoco. In queste ore, intanto, continuano a succedersi le previsioni su dove arriverà il suo prezzo. A tal proposito, è da registrare un’opinione difforme da quella della maggioranza.

JPMorgan: dopo l’halving il prezzo di Bitcoin calerà fortemente

A rilasciarla sono stati gli analisti di JPMorgan, guidati da Nikolaos Panigirtzoglou, i quali ritengono che l’icona crypto potrebbe subire un forte ribasso, dopo il tanto atteso halving, previsto tra la fine di marzo e il mese di maggio.

Contrariamente a quanto previsto da molti altri, una volta scattato il dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori per l’estrazione dei blocchi, BTC potrebbe calare sino a 42mila dollari. Una vera e propria picchiata, la quale innescherebbe reazioni negative per l’intero settore.

Il motivo che spinge gli analisti della banca statunitense a preconizzare questo crollo è da individuare nella riduzione di redditività dei miner. Aggiungendosi ai costi di estrazione più elevati porterebbero un certo numero di minatori fuori mercato. Ovvero quelli che hanno costi di mining più elevato.

Ne conseguirebbe infatti una riduzione del 20% in termini di hashrate sulla rete Bitcoin, per effetto dell’abbandono di molti impianti, quelli meno efficienti. Tale situazione condurrebbe i costi di mining a 42mila dollari, eccessivi per troppi.

Proprio l’abbandono di molti minatori, però, sembra andare in una direzione molto diversa dal calo preconizzato da JPMorgan. Secondo Zach Pandl, responsabile della ricerca presso Grayscale Investments, l’offerta di BTC è sempre più limitata, già al momento. Tanto che nelle ultime ore si sono rincorse indiscrezioni secondo le quali al di fuori dei mercati tradizionali non si troverebbero token in vendita.

Una dinamica la quale è destinata ad essere aggravata proprio dal quarto halving ormai alle porte. Proprio la situazione che si sta prefigurando sta ponendo le basi ideali per una nuova folle corsa della creazione di Satoshi Nakamoto. E ad aggravarla sarebbero proprio le condizioni ricordate dallo studio degli analisti di JPMorgan.

Gli esperti continuano a vaticinare un forte aumento di BTC

Zach Pandl è soltanto uno dei tanti esperti che si attendono una forte crescita del prezzo di BTC una volta scattato l’halving. Tra le previsioni che fanno sognare i possessori del coin si segnala nelle ultime ore Hunter Horsley, CEO di Bitwise. Secondo lui, infatti, Bitcoin è destinato a sfondare la soglia dei 250mila dollari prima di quanto previsto.

Secondo Alan Tardigrade, un noto trader, il token è destinato a superare i 130mila dollari entro la fine del 2024. Mentre per Charles Edwards, fondatore di Capriole Investments, fondo quantitativo su Bitcoin e asset digitali, le dinamiche in atto potrebbero condurre ad oltre 250 mila dollari per singola moneta il prezzo, entro il 2025. A suggerirlo quanto accaduto dopo il terzo halving, quello del 2020.

Tom Lee, socio dirigente di Fundstrat Global Advisors, è anche lui propenso a prevedere una forte crescita. Ha infatti dichiarato a CNBC che il Bitcoin potrebbe raggiungere i 150.000 dollari nei prossimi 12 mesi e quota 500.000 dollari in cinque anni.

Meno rutilanti, ma sempre positive le predizioni di Meltem Demirors, direttore strategico di CoinShares. Secondo lui, infatti, il token è destinato a sfondare la soglia psicologica dei 100mila dollari in breve.

Come si può notare, quindi, nel settore regna un grande ottimismo, tanto da fare di JPMorgan una voce largamente minoritaria. Ora, perciò, non resta che attendere qualche settimana per capire quale delle due scuole di pensiero avrà colto nel segno.