La nascita di un gran numero di soluzioni ha sicuramente arricchito l’ecosistema blockchain, ma ha anche comportato problemi di non poco conto. Uno dei più grossi si è rivelato la mancanza di comunicazione tra le varie catene, che ha avuto come conseguenza una forte frammentazione.

Per cercare di ovviarvi, nel corso degli ultimi anni sono stati lanciati molto protocolli che hanno dato la loro risposta in termini di interoperabilità. LayerZero è uno di essi e il suo lancio ha destato molta curiosità tra gli osservatori.

LayerZero: cos’è e cosa si propone

Tra le tante soluzioni al problema della mancanza di comunicazione tra blockchain, una delle più popolari si è rivelata quella rappresentata dai bridge. Una delle più apprezzate, ma anche delle più difficili da proteggere. Basti pensare che secondo uno studio pubblicato da Chainalysis, nel corso del 2022, dei 3,1 miliardi di dollari rubati dai protocolli DeFi, il 64% del totale è stato sottratto proprio a seguito di attacchi ai protocolli di bridging.

Per cercare di bypassare la problematica è stato quindi lanciato LayerZero, un protocollo di interoperabilità omnichain che rende possibile a tutte le reti supportate una facile comunicazione. In tal modo sono agevolate una lunga serie di funzionalità dedicate ai trasferimenti, ai prestiti, ai mutui e tutto ciò che rientra nella sfera della finanza decentralizzata (DeFi).

Proprio il rivolgersi ad un ambito come quest’ultimo ha calamitato l’attenzione generale. La finanza decentralizzata è considerata la miniera d’oro del futuro, ma necessita di robuste dosi di sicurezza, per poter funzionare al meglio. LayerZero promette di assicurarle.

LayerZero: come funziona?

Il funzionamento di LayerZero è reso possibile dalla distribuzione di una serie di smart contract, indicati come LayerZero Endpoint, su ognuna delle blockchain supportate. Il loro compito consiste nello stabilire collegamenti tra tutte le catene supportate, con la possibilità di una facile implementazione al suo interno.

L’assunto su cui si basa è che ove due realtà indipendenti, indicate come oracle e relayer, sono in grado di confermare la validità di una transazione su una delle due reti su cui si svolge l’operazione, allora la stessa è valida su entrambe. Stabilita la veridicità di tale premessa, l’Endpoint provvede all’invio dei dettagli relativi alla transazione ad entrambe le realtà indipendenti

A questo punto l’oracle inizia l’intestazione del blocco che racchiude la transazione sulla base dei particolari che ha ricevuto. Il relayer, a sua volta, va a generare in completa autonomia la prova dell’operazione. In caso di concordanza tra intestazione del blocco e prova, la transazione viene convalidata.

Il meccanismo così concepito presenta qualche profilo di rischio, derivante dalla possibilità che oracle e relayer non siano effettivamente indipendenti. Potrebbero quindi tramare per trarre in inganno altri interessati. L’azienda, quindi, nell’immediato futuro dovrà cercare di dare rassicurazioni sotto questo particolare aspetto. Occorre però sottolineare che realtà come Sushi, Hashflow, WOO Network hanno già deciso di stabilire una collaborazione con LayerZero. Segno evidente della reputazione di cui gode il protocollo.

Le prospettive per il futuro

LayerZero presenta alcune innovazioni molto interessanti. A partire dal fatto di rendere possibile la governance cross-chain, grazie al protocollo di tokenizzazione del rendimento Pendle, il quale permette il voto cross-chain, l’accumulo e l’aumento di ricompense a favore di coloro che hanno bloccato il token PENDLE ricevendo in cambio vePENDLE. Proprio la governance multichain è destinata a crescere d’importanza in maniera esponenziale nel futuro, considerato il gradimento dei protocolli multichain.

L’importanza del protocollo è testimoniata anche dalle realtà che hanno deciso di sostenerlo dal punto di vista finanziario. Tra di esse spiccano Sequoia, Coinbase Venturs e a16z. Nel passato mese di aprile LayerZero ha collezionato ben 120 milioni di dollari di finanziamento in un round di serie B che ne ha portato la valutazione a tre miliardi di dollari. A partecipare altri grandi nomi come Christie’s e Franklin Templeton, ad ennesima riprova del livello del progetto.