L’omicidio di Nizza Monferrato potrebbe essere a una svolta. L’appena 18enne Makka Sulayev potrebbe aver accoltellato il padre per proteggere la madre. Questa è l’ipotesi che sta prendendo piede, dopo l’aggressione di ieri, e sulla quale gli inquirenti stanno indagando.
Makka voleva proteggere la madre: l’ipotesi dietro l’omicidio di Nizza Monferrato
L’omicidio di Akhyad Sulayev, il 50enne ucciso a Nizza Monferrato nella giornata di ieri 1 marzo, potrebbe essere più del semplice risultato di un litigio finito male. Dalle prime ricostruzioni dei carabinieri di Asti, la figlia appena 18enne, Makka Sulayev avrebbe colpito il padre alla schiena con tre o quattro coltellate, durante un litigio.
Sebbene, però, non ci siano ancora conferme ufficiali, gli inquirenti stanno valutando l’ipotesi che la ragazza possa aver compiuto il terribile gesto per proteggere la madre. Infatti, l’apparente felicità della famiglia potrebbe, invece, nascondere tensioni fra il padre e le due donne di casa.
L’ipotesi sarebbe, ufficiosamente, confermata dallo stesso racconto della ragazza, sentita oggi dal magistrato e domani attesa per l’interrogatorio di garanzia. Il 50enne, pare, provasse del risentimento e un senso di inferiorità nei confronti della moglie e della figlia, che non riusciva a mantenere come doveva.
La sua presunta incapacità, aveva portato Makka, sorella maggiore di tre fratelli più piccoli, a decidere di cominciare a lavorare. Così aveva trovato lavoro come cameriera nello stesso ristorante dove il padre svolgeva la mansione di lavapiatti. Nel frattempo, andava a scuola ed eccelleva in tutte le materie, diventando agli occhi di tutti una studentessa modello.
La sua abnegazione aveva portato la 18enne a cercare di aiutare quanto più possibile in famiglia, soprattutto dopo che il padre aveva deciso di licenziarsi. Scelta, che, purtroppo, ha fatto esplodere un violento litigio:
Smettila papà non puoi trattarci così
Queste le parole di Makka, durante la furiosa discussione fra i genitori, rivoltasi per la prima al padre e decisa a non rimanere più a guardare. Ma la tensione accumulata, le urla e i tratti minacciosi hanno fatto esplodere la giovane, che afferrato il coltello, ha colpito il padre. Per poi rimanere impietrita fino all’arrivo dei carabinieri.
I militari hanno portato Makka in caserma, dove ha fornito la prima testimonianza, e poi in una comunità protetta, dove è seguita dallo psicologo. Intanto la piccola comunità è sconvolta e si stringe attorno al dolore di una famiglia distrutta, con tanti interrogativi in sospeso e chiedendosi se tutto questo si potesse evitare.