Le madri lavoratrici hanno diverse possibilità per prolungare il periodo di congedo di maternità: come fare? Le soluzioni sono diverse e, per questo, si adattano alle diverse esigenze.

Il congedo di maternità è un istituto che permette alle lavoratrici di assentarsi dal posto di lavoro per un periodo obbligatorio e anche per un periodo di tempo facoltativo.

Si tratta di una possibilità prevista per consentire alle neo mamme e a quelle ancora in attesa di assentarsi dal lavoro e percepire ugualmente lo stipendio.

Quali sono le soluzioni per prolungare il congedo?

Come funziona il congedo di maternità

Tutte le madri lavoratrici hanno diritto al congedo obbligatorio di maternità dall’Inps. Durante il periodo di congedo, la neo mamma ha diritto a ricevere comunque la retribuzione. L’indennità di maternità è pari all’80% dell’ultima retribuzione giornaliera.

Ma la retribuzione può anche arrivare al 100% se il contratto collettivo di riferimento prevede l’obbligo di integrazione da parte del datore di lavoro.

Per quanto riguarda le lavoratrici iscritte alla Gestione separata dell’Inps, il congedo di maternità è riconosciuto se durante i 12 mesi precedenti risulti attribuita almeno una mensilità di contribuzione con aliquota piena. Invece, per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti, il congedo spetta fin dal primo giorno di lavoro.

Come prolungare il congedo di maternità

Non sempre il ritorno al lavoro è vissuto bene dalle neo mamme. Bisogna sapere che spetta anche un’estensione al periodo di congedo di maternità obbligatorio.

L’estensione si può prorogare fino ad un massimo di 7 mesi dopo il parto. Si tratta di una condizione particolarmente vantaggiosa, ma prevista solo in casi specifici.

Chi rientra in questa condizione può usufruire di un periodo di congedo più ampio, rispetto a quello generale obbligatorio al quale fruiscono le lavoratrici.

Quando si può prolungare la maternità? È richiesto un requisito fondamentale, ovvero la valutazione del grado di rischio dell’attività che viene svolta al lavoro e se viene considerata come un’attività a rischio che potrebbe mettere in pericolo la salute. Se esiste questa condizione e non si può cambiare la mansione, allora c’è la possibilità di richiedere l’estensione del congedo di maternità.

La richiesta può essere presentata dopo la nascita del figlio. La domanda, debitamente compilata, deve essere inviata alla direzione territoriale del lavoro.

Di quanto si può prolungare il congedo di maternità

Terminato il congedo obbligatorio e l’eventuale estensione, si può anche richiedere il congedo facoltativo: il congedo parentale, previsto sia per la madre che per il padre.

Il congedo parentale può essere richiesto fino al 12esimo anno del figlio per e lavoratrici dipendenti. È previsto un periodo o frazionato non superiore a 6 mesi.

Inoltre, per chi si ritrova ad essere l’unico genitore, il congedo facoltativo si estende fino a 11 mesi di congedo entro i 12 anni di vita del figlio.

È opportuno ricordare anche che le neo mamme possono richiedere anche permessi per allattamento, usufruibili entro il primo anno di vita del figlio.

Questa possibilità prevede riposi corrisposti in 2 ore al giorno, solo se l’orario di lavoro è pari o superiore a 6 ore. Se la giornata lavorativa è inferiore a 6 ore, spettano 1 ora al giorno di permesso.

Come funziona il congedo di maternità anticipata

Un’altra possibilità riguarda il congedo di maternità anticipata. Solo se il medico lo ritiene necessario, in caso di particolari circostanze, prima del periodo di maternità obbligatoria, si può chiedere l’astensione obbligatoria.

La maternità, in questo caso, potrebbe essere richiesta anche dal secondo o dal terzo mese. L’astensione anticipata è un diritto indisponibile per la lavoratrice e ciò significa che in nessun caso l’astensione può essere oggetto di rinuncia.