Si è compiuto con una violenza inaudita l’omicidio di Sara Buratin a Bovolenta, nel Padovano: l’autopsia ha stabilito che il compagno Alberto Pittarello le ha inferto 50 coltellate, la maggior parte quando era già morta. Il suo corpo era stato trovato senza vita lo scorso martedì mattina; quello del killer, che sembrava essere scomparso, è riemerso dalle acque del fiume Bacchiglione, dove era stato trovato anche il suo furgone da lavoro, qualche giorno dopo l’inizio delle ricerche.

L’esito dell’autopsia sul corpo di Sara Buratin parla di un omicidio di “violenza inaudita”

Stando a una prima ricostruzione, Alberto Pittarello avrebbe dato appuntamento alla compagna, da cui non voleva separarsi, con la scusa di consegnarle un motorino per la figlia 15enne mentre quest’ultima era a scuola: si era preso un giorno libero dal lavoro dopo aver trascorso da solo circa una settimana.

Si pensa che avesse programmato l’aggressione: dopo aver inferto alla 41enne 50 coltellate, la maggior parte quando era già morta, mettendo in atto quello che in gergo viene chiamato un “overkilling“, si era allontanato dall’abitazione che la donna divideva con la madre anziana – che aveva poi dato l’allarme – e a bordo del suo furgone da lavoro si era buttato nel fiume Bacchiglione.

Il suo corpo è riemerso dalle acque diversi giorni dopo l’inizio delle ricerche, ostacolate dal maltempo. All’inizio si pensava che potesse aver tentato di depistare le indagini, dandosi alla fuga. Era un uomo “tranquillo”, secondo chi lo conosceva. Un uomo da cui mai ci sarebbe aspettati tanto.

Nell’ultimo periodo era apparso giusto un po’ “stanco”. A un amico che gli aveva chiesto come stesse, la mattina dell’omicidio aveva risposto solo: “Sto lavorando”. È possibile che la sua mente fosse annebbiata quando ha colpito la compagna? Oppure si può parlare davvero di premeditazione, come farebbe pensare il fatto che avesse portato con sé, per l’incontro, il coltello che usava durante le escursioni, trovato insanguinato accanto al cadavere della compagna? Sono interrogativi che forse non avranno mai risposta, dal momento che è morto.

Le famiglie di Sara Buratin e Alberto Pittarello unite nel dolore

La famiglia dell’uomo e quella della vittima non riescono a spiegarsi l’accaduto: mai li avevano visti litigare, mai avevano visto Alberto rivolgersi con fare minaccioso a Sara. Continuano a ripeterlo fin dal giorno dell’omicidio, mentre, unite nel dolore, si occupano della figlia 15enne della coppia, rimasta orfana.

È probabile che entrambe prenderanno parte ai funerali di Sara, che potrebbero tenersi già all’inizio della settimana prossima. Per l’occasione sarà proclamato a Bovolenta il lutto cittadino. Lo aveva fatto sapere la sindaca Anna Pittarello, parente del killer, nel dare la notizia del femminicidio, chiedendo alla sua comunità di non dimenticare “questa storia di violenza, ma di farne tesoro”.

L’ennesimo femminicidio

Quello di Sara Buratin non è che l’ennesimo caso di femminicidio registratosi in Italia. Pochi giorni prima che il corpo della 41enne venisse trovato senza vita, a Fornaci di Barga, in provincia di Lucca, un uomo di nome Vittorio Pescaglini aveva ucciso l’ex moglie 50enne Maria Battista Ferreira, di origini brasiliane, a pochi passi dall’hotel dove la donna aveva trovato alloggio grazie ai servizi sociali che la seguivano.

Stando a una prima ricostruzione, l’avrebbe colpita con un’arma da caccia perché non accettava la fine della loro storia. Poco prima di presentarsi in caserma a un amico avrebbe scritto: “Ho fatto una caz**ta”. “Un’altra donna uccisa dall’ex marito. Ancora una volta, medesima tragedia, stessa dinamica”, le parole che la sindaca Caterina Campani aveva affidato ai social dopo il suo fermo.