Dissipiamo fin da subito ogni possibile dubbio: l’accesso alla pensione con soli 22 anni di contributi è riservato esclusivamente al raggiungimento dei 67 anni di età, adottando la consueta formula della pensione di vecchiaia.

In alternativa, nel caso in cui si possieda un’anzianità contributiva accumulata dal 1996 in avanti, è possibile accedere alla pensione anticipata contributiva al compimento dei 64 anni, a condizione che si abbia almeno 20 anni di contributi versati e che l’assegno pensionistico raggiunga o superi 2,8 volte il valore dell’Assegno sociale (1.409,16 euro nel 2023).

Tutte le altre opzioni previdenziali sono praticamente irraggiungibili.

Quanto si prende di pensione a 67 anni con 22 anni di contributi?

La modalità di calcolo dell’assegno pensionistico varia a seconda del periodo in cui sono stati versati i contributi: si applica un sistema di calcolo misto se i contributi sono stati accumulati prima e dopo il 1996, mentre si utilizza un sistema di calcolo contributivo se i contributi sono stati versati esclusivamente a partire dal 1996. Come vedremo più avanti, la differenza tra i due sistemi riguarda principalmente l’importo economico degli assegni, generalmente più basso nel sistema contributivo.

Sistema misto

Per chiarire ulteriormente le differenze di calcolo, consideriamo un esempio pratico. Immaginiamo un lavoratore dipendente di 67 anni con 22 anni di contributi, di cui 7 maturati fino al 1995 e 15 dal 1996 ad oggi, e una retribuzione lorda annua di 26.000 euro.

Per determinare l’assegno pensionistico, dobbiamo individuare due quote. La prima si genera con il sistema retributivo, calcolando l’aliquota del 2% moltiplicata per gli anni di contributi versati fino al 1995 (14%), applicata sugli importi delle ultime retribuzioni percepite. La prima quota potrebbe ammontare a 4.000 euro.

La seconda quota è calcolata con il sistema contributivo, individuando il montante contributivo, cioè le quote di retribuzione accantonate dal lavoratore dal 1996 in poi (il 33% della retribuzione). Con una retribuzione lorda annua di 26.000 euro, il 33% corrisponde a 8.580 euro, moltiplicato per 15 anni di contributi dà un totale di 128.700 euro. Questo valore è influenzato dal coefficiente di trasformazione, che, a 67 anni, è del 5,723%.

Il 5,723% di 128.700 euro equivale a 7.366 euro, che rappresenta l’importo della seconda quota. Sommando le due quote (4.000 euro e 7.366 euro), otteniamo l’importo lordo annuo della pensione: 11.366 euro, corrispondenti a circa 875 euro lordi al mese o circa 600 euro netti al mese.

A titolo di esempio, con una retribuzione lorda annua di 24.000 euro, la pensione sarebbe di circa 550 euro netti al mese, mentre con una retribuzione di 22.000 euro, la pensione si attesterebbe a circa 500 euro.

Sistema contributivo

Il calcolo della pensione può seguire il sistema contributivo nel caso in cui i contributi siano stati versati esclusivamente dal 1° gennaio 1996. In questa situazione, è necessario individuare una sola quota generata dal montante contributivo accumulato.

Considerando una retribuzione lorda annua di 26.000 euro, il 33% di questa somma corrisponde a 8.580 euro. Moltiplicando questa cifra per i 22 anni di contributi, otteniamo un totale di 188.760 euro. Questo importo è soggetto al coefficiente di trasformazione del 5,723%.

Il 5,723% di 188.760 euro ammonta a 10.803 euro, equivalente a 831 euro lordi al mese, circa 570 euro netti al mese.

Nel caso di una retribuzione lorda annua di 24.000 euro, la pensione si attesterà a circa 500 euro netti al mese. Per una retribuzione di 22.000 euro, la pensione mensile sarà di circa 480 euro netti.

Importante notare che sulle pensioni calcolate con il sistema contributivo non è prevista l’integrazione al minimo.