Altri Stati, oltre a El Salvador, stanno facendo rifornimento di Bitcoin. Ad affermarlo è Edward Snowden, l’informatico e attivista statunitense diventato famoso per aver reso pubbliche le attività di spionaggio condotte dai governi di Stati Uniti e Gran Bretagna nei confronti dei propri cittadini.
Si tratta di una notizia abbastanza sorprendente, alla luce dell’evidente fastidio con cui molte compagini statali hanno salutato l’avvento dell’icona crittografica. Un fastidio che, almeno dal punto di vista ufficiale, non è mai venuto meno con l’avanzata del tempo. Tanto da indurre il governo svedese, ad esempio, a farsi promotore di una sorta di crociata contro il mining Proof-o-Work, il meccanismo di consenso su cui BTC fonda i suoi livelli di sicurezza.
Bitcoin? Non solo El Salvador lo acquista
Com’è ormai noto, El Salvador ha dato vita ad un programma di acquisto di Bitcoin, ormai da tempo. Una decisione molto controversa all’epoca, tanto da essere criticata dal Fondo Monetario Internazionale, che oggi si sta però rivelando molto fruttuosa. A renderla tale la nuova impennata fatta registrare da BTC negli ultimi giorni, con lo sfondamento di quota 64mila dollari. Impennata che sembra soltanto il preludio del vero rally atteso per il post halving.
Il presidente salvadoregno Nayib Bukele, definito dai media il dittatore più cool a livello planetario, già nel settembre del 2021 ha varato la Ley Bitcoin. Un provvedimento con il quale il token ha assunto il ruolo di moneta a corso legale nel piccolo Stato centroamericano.
In contemporanea con il provvedimento, Bukele ha poi deciso di dare vita ad un programma di acquisto dell’icona crypto, che alla luce della crescita di queste ore si sta rivelando proficua. Talmente proficua da aver spinto qualche altro Paese a ripercorrerne le orme. Almeno questo è il parere di Edward Snowden.
Cosa ha detto precisamente Snowden?
Prossimamente diventerà pubblico l’acquisto di BTC da parte di un altro Paese: questo è quanto affermato dal famoso whistleblower ormai diventato cittadino russo. Lo ha fatto in un post pubblicato su X, l’ex Twitter,
Naturalmente, dopo l’anticipazione di Snowden, molti osservatori hanno iniziato a chiedersi quale potrebbe essere il Paese implicato. Gli sguardi della maggioranza di essi non hanno quindi faticato a concentrarsi sugli Stati Uniti.
Se così fosse, però, ci sarebbe una contraddizione di non poco conto. Il governo di Washington, infatti, nel corso degli ultimi tempi ha inasprito il proprio atteggiamento verso l’innovazione finanziaria. Lo ha fatto tramite il suo braccio finanziario, la Securities and Exchange Commissione (SEC), provocando non poco fastidio nel settore.
Inoltre, una parte del mondo politico, in particolare gli ambienti democratici, non ha nascosto la propria avversione nei confronti di Bitcoin e Altcoin. Lo ha fatto in particolare la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, con la presentazione di un disegno di legge teso a fornire regole più stringenti in questo particolare ambito.
il Digital Asset Anti-Money Laundering Act (DAAMLA), ha suscitato non poca avversione e dato la stura ad una vera e propria battaglia campale. Il surriscaldarsi dell’ambiente non sembra in effetti il miglior viatico per la navigazione di Bitcoin e criptovalute in genere. Proprio per questo stupirebbe se fossero proprio gli Stati Uniti a condurre un programma di acquisto di Bitcoin.
Intanto BTC ha ripreso a volare
Considerato come Snowden non possa comunque essere considerato un personaggio abituato a straparlare, non resta che attendere le prossime settimane per capire cosa stia effettivamente accadendo.
Ad avvantaggiarsi dell’ennesima discussione al suo proposito è comunque la creazione di Satoshi Nakamoto. Con l’avvicinarsi del quarto halving sta infatti calamitando l’attenzione generale, oscurando praticamente il resto del gruppo.
Attenzione che riguarda anche gli investitori, che in queste ore stanno facendo lievitare la domanda, a fronte di un’offerta che non riesce a farle fronte. Un trend che sembra preparare il terreno ideale per il nuovo rally atteso dopo il dimezzamento delle ricompense spettanti ai miners.