Si è fatta sentire la protesta degli Ncc, scesi ieri in piazza a Roma davanti alla sede del ministero dei Trasporti per testimoniare, attraverso un’assemblea pubblica, la volontà di non partecipare al tavolo dei lavori aperto dal ministro Salvini per introdurre nuove norme per il settore.

A essere contestati, in particolare, i contenuti dei tre provvedimenti a cui lavora il MIT e sui cui pesa anche l’ombra del metodo: secondo le sigle presenti ieri in piazza a Roma – Sistema Trasporti, Anitrav, Associazione Ncc Italia, Comitato Air e Asincc – le nuove norme sono infatti evidentemente schiacciate sulle richieste delle corporazioni dei taxi che da anni impediscono una piena liberalizzazione del settore del Trasporto pubblico non di linea.

Ncc, ieri la protesta a Roma contro le nuove direttive del ministro Salvini

A spiegare a TAG24 il perché della protesta organizzata ieri a Roma dagli operatori Ncc è Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti il quale, senza mezzi termini, denuncia l’ingerenza del mondo dei tassisti nelle decisioni assunte dal ministro Salvini negli interventi di regolamentazione del settore.

Artusa, perché un’assemblea pubblica degli Ncc davanti alla sede del ministero dei Trasporti?

«L’assemblea pubblica di ieri è stata la nostra risposta al tavolo farsa che, al ministero dei Trasporti, sta fingendo di discutere regole che tanto sono state già scritte dai tassisti con un obiettivo molto chiaro: quello di accaparrarsi i nostri clienti impedendoci di lavorare.

In questa partita, il ministro Salvini non si sta comportando da arbitro, ma ha indossato direttamente la casacca dei tassisti. Per questo motivo abbiamo deciso di abbandonare il tavolo dei lavori, organizzando un’assemblea pubblica affinché tutti possano capire cosa sta realmente accadendo».

Protesta Ncc, il no del comparto al foglio di servizio elettronico

Quali elementi dei provvedimenti in discussione sono da voi contestati?

«Innanzitutto il foglio di servizio elettronico che il ministro Salvini vuole imporre per tracciare i nostri passeggeri, così da spingere chi vuole fare un viaggio anonimo a ricorrere ai taxi.

In secondo luogo, la norma per cui gli Ncc dovranno aspettare almeno un’ora tra un servizio e un altro. Questa misura – già dichiarata incostituzionale nel 2020 – impone al conducente in servizio di non accettare nuove corse prima di tornare in rimessa, pena il blocco dell’attività per un periodo che va dai due agli otto mesi.

Infine il divieto di intermediazione, secondo il quale gli Ncc non potranno più lavorare per nessuna agenzia di viaggi, tour operator o albergo. Non potranno neanche cedere in subappalto un servizio a un collega.

Con queste norme, è chiaro che la nostra offerta non potrà reggere nessun periodo di alta domanda. Cosa accadrà a Roma all’avvio del Giubileo? Quante milioni di persone rimarranno per strada a causa della mancanza di servizio?».

Ncc, Artusa (Sistema Trasporti): “Le grandi città non emettono nuove autorizzazioni da più di trent’anni”

La vostra protesta di ieri era indirizzata, in modo particolare, ai tassisti romani?

«Il tema dei tassisti riguarda tutte le grandi città. L’idea che sia il Comune a stabilire le licenze è superata da ormai venti anni, così come il concetto di territorio comunale. Basti guardare alla Lombardia, dove esistono tre aeroporti in tre province diverse e i taxi lavorano spostandosi dove vogliono.

Il punto è che non credo sia una coincidenza il fatto che tutte le grandi città non emettono nuove autorizzazioni Ncc da almeno trent’anni. Chi fa pressione perché questo non avvenga?

Peraltro, le nuove licenze taxi annunciate l’anno scorso dal ministro Urso non sono mai state emesse. Questo significa che non solo noi non potremo più lavorare, ma che i disservizi e le immagini delle code interminabili alle stazioni, che hanno fatto il giro del mondo, continueranno ad aggravarsi».

Protesta Ncc, Artusa: “Salvini si rifugia nella categoria amica dei tassisti”

Quali responsabilità ha il ministro Salvini?

«Il ministro Salvini in questo momento è politicamente debole. Accerchiato, si rifugia nei luoghi amici. Basti pensare al fatto che la legge per gli Ncc del 2019 fu approvata – e poi bocciata dalla Corte costituzionale – con la Lega al Governo. Il viceministro dei Trasporti era allora, e lo è di nuovo oggi, il leghista Edoardo Rixi».

Quali riscontri avete avuto dopo l’Assemblea pubblica di ieri?

«Abbiamo ricevuto messaggi di solidarietà da parte dei partiti sia di maggioranza che di opposizione. Per la maggioranza, ad esempio, penso a Tullio Ferrante di Forza Italia e a Maurizio Lupi di Noi Moderati. La settimana scorsa un’importante apertura è arrivata dall’onorevole di FdI, Salvatore Deidda, presidente della Commissione trasporti alla Camera. L’unico gruppo che chiaramente non si è fatto vivo è quello della Lega.

Il MIT, invece, ha diramato ieri una nota scarna per lamentarsi degli insulti. Peccato che più che gli insulti la nostra piazza abbia offerto tanti contenuti, di cui spererei di poter parlare proprio con il ministro Salvini.

A lui vorrei chiedere di spiegare agli italiani perché vuole sapere i dati dei cittadini che utilizzano un Ncc. La finalità sociale del foglio di servizio elettronico è incomprensibile: il ministero dice di voler combattere l’abusivismo, ma queste norme si applicheranno solo a chi davvero ha un autorizzazione, non intaccando minimamente gli abusivi.

La Lega è al governo, a targhe alterne, da circa venti anni, eppure non ha fatto nulla per combattere l’abusivismo. La verità è che il cliente dell’abusivo non è il cliente che le organizzazioni taxi vogliono. Questi gruppi di interesse cercano infatti il tipo di clientela strutturata del Noleggio con conducente. Siccome non riescono a intercettare questo bacino tramite l’offerta di un servizio di qualità, allora provano a non farci lavorare».

Protesta degli Ncc a Roma, Artusa: “Sempre lo stesso schema: le nostre norme le scrivono i tassisti”

Dopo la risonanza della manifestazione pubblica di ieri è fiducioso su possibili passi avanti?

«No, con le elezioni europee alle porte non sono affatto fiducioso. È un film che abbiamo già visto nel 2019 quando, come associazioni di noleggio conducenti, siamo stati chiamati a un tavolo in cui si discutevano le stesse cose di oggi. Un esempio? Il rientro obbligatorio in rimessa, di cui nessuno riesce a capire la logica.

Il punto è che lo schema è sempre lo stesso: veniamo convocati e messi davanti norme già scritte nell’interesse dei tassisti.

Qualche tempo fa abbiamo ospitato sulle nostre pagine social la senatrice di Italia viva Raffaella Paita, la quale ha spiegato chiaramente come i tassisti, con le loro rivendicazioni, abbiano avuto un ruolo cruciale nel far saltare il governo Draghi.

Uso un termine forte, ma sembra che il ministero sia davvero sotto ricatto di questo gruppo di interesse. Lo dimostrano i fatti: in Europa esiste una sola categoria che non ha l’obbligo di ricevuta fiscale, ovvero i tassisti italiani. Il tassametro fiscale è stato inventato più di venti anni fa in Germania: da noi se ne parla solo oggi.

Dal ministero dicono che il dialogo con la categoria andrà avanti, ma non è così: i rappresentanti degli Ncc ieri erano tutti fuori il MIT, non dentro».

Ncc, Artusa: “Per proteggere i tassisti il nostro Paese sembra disposto a tutto”

Quanti lavoratori impiega il Noleggio con conducente in Italia?

«Tra i 20 e i 25mila lavoratori. Si tratta però di una stima: sono cinque anni che il ministero rimanda l’attuazione del registro elettronico nazionale, come se l’implementazione fosse chissà quanto complicata. Ma anche in questo caso c’è un motivo: solo così possono continuare a tenere bloccate le licenze e le autorizzazioni di noleggio. Il tutto nonostante una sentenza della Corte di giustizia europea. Ma tanto il nostro Paese, pur di proteggere tassisti e balneari, è disposto a tutto, anche a dichiarare guerra all’Onu».

Se approvate, le nuove normative impatteranno anche sul settore turistico?

«Sì, e qua entriamo proprio nel campo dell’ignoranza. Riprendendo il ragionamento di prima, queste norme sono state scritte dai tassisti per vietare l’intermediazione delle app, e in particolare di Uber. Chi ha scritto queste leggi, tuttavia, ignora come l’intermediazione sia anche quella dei tour operator, dei subappalti o, banalmente, degli hotel che offrono questo servizio al cliente. Eppure sembra che questo al ministero non lo sappiano.

Questo esempio illustra bene il perché si ha la sensazione che queste norme non vengano neanche lette pur di accontentare gli interessi dei tassisti. Mi passi la provocazione: in Italia sembra che il ministro dei Trasporti, indipendentemente dal governo del momento, sia sempre un tassista.

Rispetto alle norme oggi in discussione, la speranza è che il resto della maggioranza di centrodestra pretenda ragionevolezza. Noi ora gireremo l’Italia per raccontare cosa sta accadendo; i nostri studi legali, nel frattempo, sono già al lavoro per impugnare le norme. L’augurio, tuttavia, è che anche in Aula qualcuno decida di dare battaglia.

Il messaggio che vorremmo che passasse agli italiani è che c’è un ministro che, se prendi un Ncc, vuole sapere chi sei, dove abiti e dove vai. Se prendi il taxi no. Non voglio gridare al fascismo inutilmente, ma nel 2024 è inquietante vengano lanciati simili messaggi».