La sera del 20 agosto del 1989 massacrarono a colpi di fucile i genitori José e Kitty all’interno della loro villa di Beverly Hills, in California: Lyle ed Erik Menendez stanno ancora scontando la condanna all’ergastolo che i giudici gli hanno riconosciuto senza possibilità di liberazione condizionale. C’è chi ritiene che se lo meritino; altri, invece, giustificano ciò che hanno fatto. Il motivo è semplice: credono a ciò che da anni i due fratelli sostengono, cioè di essere stati abusati – psicologicamente e fisicamente – dal padre con la complicità passiva della madre. Il loro caso, riaperto nel 2023, ha ispirato la seconda stagione della serie tv Netflix “Monsters”.
Il caso dei fratelli Menendez: dall’omicidio dei genitori ad oggi, tutta la storia
Il duplice omicidio dei genitori a Beverly Hills
Tutto inizia la sera del 20 agosto del 1989, quando al 911 arriva una telefonata. È Lyle Menendez ad inoltrarla. Mentre parla con l’operatore, dicendogli che qualcuno ha ucciso i suoi genitori, il fratello Erik grida in sottofondo.
Sembrano disperati. Quando i poliziotti li raggiungono, li trovano l’uno affianco all’altro davanti alla loro villa di Beverly Hills. All’interno ci sono i corpi massacrati di José Menendez, 47 anni, e della moglie Kitty Andersen, di due anni più giovane.
Sono stati freddati a colpi di fucile da distanza ravvicinata. Kitty ha provato a strisciare via, ma è stata raggiunta e finita: dagli accertamenti emerge che è stata colpita per almeno dieci volte, in due momenti diversi.
La scena del crimine è spaventosa. Fa pensare che chi ha preso di mira i coniugi ce l’avesse con loro. Ma perché? La prima pista avanzata dagli investigatori è quella mafiosa: si ipotizza che qualcuno con legami con la criminalità organizzata volesse José morto.
Si trattava, in effetti, di un uomo ricco e influente: arrivato negli Stati Uniti da Cuba nel corso della rivoluzione, si era “fatto da solo”, lavorando come lavapiatti per diverse catene di ristoranti prima di diventare un dirigente di successo nel mondo dello spettacolo e fare fortuna.
Nel 1963, aveva sposato Kitty. Poi insieme avevano avuto i due figli. Era una persona determinata, pronta a tutto. E un padre esigente: si aspettava che Lyle ed Erik eccellessero nello sport e poi in tutto il resto.
Li sfiniva con gli allenamenti, li controllava – decidendo con chi potessero uscire –, si preoccupava di fare in modo che apparissero perfetti, tanto che quando Lyle, all’età di 14 anni, aveva iniziato a perdere i capelli, lo aveva obbligato ad indossare un parrucchino.
L’arresto di Lyle ed Erik Menendez
Si sarebbe scoperto solo qualche mese dopo che in realtà, ad uccidere lui e la moglie, erano stati proprio loro. Subito dopo il duplice omicidio, in effetti, i giovani si comportano in modo anomalo: sembra quasi che non soffrano.
Vanno in giro, assumono delle “guardie del corpo”, sperperano il denaro ricevuto in eredità dai genitori (circa 700 mila euro in sei mesi) in macchine di lusso, vestiti firmati e proprietà, mostrandosi supponenti e prepotenti.
Fin quando, davanti al loro psicologo, non confessano tutto. L’8 marzo del 1990, dopo una serie di peripezie, Lyle finisce in prigione. Erik, che si trova in Israele per partecipare a un torneo di tennis, viene a saperlo e lo raggiunge, costituendosi l’11 marzo.
La questione degli abusi
L’opinione generale è che abbiano ucciso i genitori per soldi: che, messi davanti alla possibilità di essere diseredati dal patrimonio familiare, abbiano deciso di colpire il padre e la madre con ferocia. Finiscono a processo.
L’avvocata che li difende, nota per supportare personaggi del loro calibro, sostiene, però, che abbiano agito per legittima difesa. E i fratelli iniziano a parlare: raccontano – raccogliendo la testimonianza di due cugini – di essere stati abusati per anni dal padre con la complicità passiva della madre.
Di aver sopportato cose inimmaginabili. Ma dicono anche di essere convinti che i genitori volessero ucciderli. Alla fine la giuria non riesce a raggiungere un verdetto. Vengono rinviati, quindi, di nuovo a giudizio. Le cose cambiano.
Il 20 marzo del 1996 vengono condannati entrambi all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Condanna che tuttora stanno scontando.
La riapertura del caso: i fratelli Menendez oggi
Dal 2018 si trovano nella stessa struttura penitenziaria: sono stati riuniti. Continuano a dirsi vittime di abusi. Entrambi sono sposati. Nel 2023, dopo tanti tentativi falliti, hanno depositato nuove prove che dimostrerebbero che il padre abusò anche di altri ragazzi, e sono riusciti ad ottenere la riapertura del loro caso.
La loro storia ha ispirato la seconda stagione della serie tv Netflix “Monsters”: serie che i due, dal carcere, hanno contestato. “Lasciate che la verità si innalzi come tale”, ha scritto in una lettera indirizzata all’autore Ryan Murphy Erik.
La precedente stagione aveva scandagliato la vicenda di Jeffrey Dahmer. Ne ha parlato Fabio Camillacci in una puntata di “Crimini e criminologia”. Al momento conduce “La storia oscura”, in radiovisione tutti i giorni dalle 21 alle 22 su Radio Cusano Campus e Cusano Italia TV (canale 122 del digitale terrestre).