Ritardo delle infrastrutture, assenza di competenze digitali e maggiore tutela dei dati sensibili. Sono questi i tre punti lungo cui si è snodato l’intervento di Anna Ascani, Sottosegretaria al Mise, intervenuta nella seconda giornata di lavori di Expo Consumatori, la kermesse dedicata al mondo del consumerismo organizzata da Assoutenti presso l’Università Niccolò Cusano.

Ascani: “Su dati sensibili e infrastrutture l’Italia è in ritardo”

Complice lo stanziamento di 6,7 miliardi di euro del Pnrr dedicati all’aggiornamento delle infrastrutture digitali del paese, Ascani ha dichiarato di voler “recuperare il ritardo” accumulato dall’Italia “rispetto al resto d’Europa anticipando al 2026 gli obiettivi del Digital Compass”. “Abbiamo bisogno di uno sforzo ulteriore perché le imprese siano attrezzate per poter utilizzare il digitale come canale di relazione con gli utenti – ha sottolineato la Sottosegretaria -“. “Le nostre Pmi hanno fatto grandi passi in avanti ma c’è ancora moltissimo lavoro da fare, ed è preoccupante che sulle competenze digitali l’Italia abbia ancora un ritardo pesante rispetto all’Europa”.

E proprio partendo da competenze digitali più adeguate, sinonimo di un “paese di utenti più consapevoli”, Ascani ha poi introdotto il tema della privacy insistendo sulla necessità di migliorare la tutela dei dati personali degli utenti. Durante la pandemia il tempo trascorso dagli italiani su internet è aumentato enormemente ma – avverte Ascani – “che la capacità di utilizzare i device sia innata negli utenti”. E’ invece importante, ha poi aggiunto – “stimolare i soggetti che fanno formazione ad aiutare gli utenti digitali, fin dai primi anni di vita, a comprendere il significato degli algoritmi e avere maggiore consapevolezza circa rischi e opportunità di web e social network”.

In particolare a quelli legati alla diffusione dei nostri dati personali che “valgono molto e sono il petrolio dell’economia”. Responsabilità e consapevolezza sono secondo Ascani gli strumenti con cui prevenire questo rischio, per questo – ha poi concluso – “dobbiamo sapere fino in fondo quanto valgono i nostri dati, avere consapevolezza di cosa significhi cederli a terzi e, quindi, utilizzarli di conseguenza”.